Deir el-Medina è un sito archeologico posto sulla riva occidentale del Nilo.
Qui, in epoca risalente tra il 1550 a.C. ed il 1080 a.C., sorgeva un villaggio che ospitava soprattutto la manovalanza utilizzata per la costruzione delle piramidi della Valle dei Re.
È da notare che in questo periodo, precisamente intorno al 1250 a.C. quindi riferibile alla XVIII dinastia, compare per la prima volta nelle tombe il Libro dei morti riportante formule magiche volte ad assicurare il transito nell’Aldilà.
Ed è proprio una recente scoperta a Deir el-Medina che ci riporta alla magia dell’antico Egitto. Questa volta non si tratta di iscrizioni sulle pareti o sui sarcofaghi, ma di simboli tatuati sul corpo di una mummia di sesso femminile.
I simboli rappresentano fiori di loto, mucche ed occhi divini: le immagini non sono disegni astratti ma, per la loro riconoscibilità, sembrano essere legati ad uno status religioso o a pratiche rituali.
Infatti, dopo attente analisi sulla mummia, si è giunti alla conclusione che i tatuaggi siano stati eseguiti molto prima del processo di mummificazione.
Per alcuni di essi si sta ancora studiando per dare loro un significato, per altri è invece certa l’associazione con la dea Hathor (mucche con collane ornamentali) e, dove i tatuaggi raffigurano dei serpenti, con altre divinità femminili egiziane.
Soprattutto i simboli tatuati sulla gola della donna rappresentano simboli di protezione di un potere richiamato attraverso la recitazione di formule magiche o canti.
In ogni caso il ritrovamento di simboli tatuati – il primo del loro genere trovato su di una mummia egiziana – portano a nuove conoscenze sul significato simbolo del tatuaggio nella cultura antica egiziana.
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