230615

 

Nella cronaca dovuta ai   media non è più restata traccia dell’epidemia di Ebola, se non per riportare la  guarigione di coloro  che si  sono  infettati portando aiuto nelle zone dell’Africa colpite dal  virus.

Eppure, se pur in un altro  contesto  scientifico  come quello  che riguarda l’archeologia, Ebola riserva delle sorprese: Powel Kazanijan, professore di storia presso l’Università del  Michigan, si  dice sicuro che il virus dell’Ebola può essere stato la causa dell’epidemia che colpì Atene nel 430 a.C.

Testimone di  allora fu Tucidide che, ammalatosi  anch’egli e sopravvissuto all’epidemia, ne descrisse i  sintomi nella sua cronaca de “La guerra del Peloponneso”:

<<….senza nessuna causa apparente [essi], d’improvviso, mentre fino  ad allora erano  sani, erano  dapprima colti da forti  calori  alla testa, da rossore ed infiammazione degli occhi. Gli organi interni, lingua e faringe, s’invermigliavano subito  di  sangue, esalando un fiato strano  e puzzolente. A questi  sintomi  tenevano dietro starnuto  e raucedine. Non passava molto  che il male scendeva nel petto, producendo  forte tosse.. quando il male era penetrato  nello  stomaco, si  avevano  nausee, e sopraggiungevano  tutti  quanti  gli  spurghi  di  bile. Nella maggior parte dei casi sopravvenivano  conati  di  vomito che producevano  forti convulsioni. Il corpo, a toccarlo, non era all’esterno  eccessivamente caldo e neppure pallido, ma rossastro, livido, coperto  di piaghe e pustolette. Di  dentro invece i malati  ardevano tanto  che non sopportavano neppure il contatto  di  vesti e lenzuoli  leggerissimi o  di  qualsiasi  indumento: solo  nudi  resistevano. Le forze del  corpo, per tutto il tempo  che la malattia era nella fase acuta, non venivano meno, offrendo alle sofferenze una resistenza inaspettata: sicché i più morivano  al nono o  al settimo giorno per effetto  dell’arsura interna, mantenendo  fino  allora qualche riserva di  energia. Se superavano questa fase, il male scendeva nel  ventre, ove si  formava una suppurazione violenta e,  sopravvenendo intanto una violenta diarrea,, i più morivano in seguito  di  esaurimento……>>

Questa vivida descrizione del decorso  della malattia e dei  suoi  sintomi, ha consentito a Powel Kazanijan di  fare delle speculazioni sulla provenienza del virus di  quella tremenda epidemia: infatti, sempre secondo  la narrazione di  Tucidide, l’epidemia (definita anche come “sindrome di  Tucidide”) iniziò in quella regione che lo  storico  ateniese chiamava “dell’Etiopia” e che per gli  antichi indicava le regione dell’Africa sub-sahariana la stessa,  quindi, dove il virus Ebola si  è manifestato in tempi  moderni  partendo  dal  primo  focolaio  del  1976.

La trasmissione della malattia fu  dovuta all’emigrazione di  genti sub-sahariane in Grecia per lavorare come agricoltori ( oppure presi  come schiavi) portatori, alcuni  di  loro, del  virus.

Lo  studio  di Kazanijan, pubblicato  sul numero  di  giugno  dalla rivista medica   Clinical Infectious Diseases, è stato  accolto da altri studiosi  come ipotesi in quanto, per loro,  l’epidemia di  Atene del 430 a.C. poteva avere altre cause generate da malattie  come l’antrace o la peste bubbonica:  il mistero rimane.