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Un impatto dalla tempistica inopportuna

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È ormai appurato dalla scienza che l’estinzione dei dinosauri  avvenuta all’incirca 65 milioni  di anni  fa, durante il limite di  transizione tra il  periodo  del  Cretaceo a quello del  Terziario, fu  dovuto all’impatto  di un asteroide (o  di una cometa) con la Terra.

Un’altra tesi  vede, invece, in una serie di  violentissime eruzioni  vulcaniche le quali, producendo  enormi  quantità di polveri  e gas, avrebbero oscurato il sole e prodotto  piogge acide innescando il meccanismo  che avrebbe portato  all’estinzione dei  grandi  rettili.

Vittime di quest’estinzione di massa non furono  solo  i  dinosauri: anche il plancton marino, i molluschi e le ammoniti  ne furono  colpite. Altre specie animali e piante riuscirono a salvarsi e prosperare nel  corso  dei millenni fino  ad arrivare nelle forme che oggi  conosciamo.

I termini della questione sull’estinzione, che sia stata dovuta ad un impatto cosmico  o ad eruzioni vulcaniche, si  sposta sulla “tempistica” dell’evento.

La catastrofe è avvenuta quando  i  dinosauri  erano  già stati  penalizzati da una crisi presente  nella loro  catena alimentare: precedentemente all’evento  catastrofico vi  sarebbe stata una diminuzione di  dinosauri  erbivori e, meno  prede per quelli  carnivori.

Se l’impatto  con l’asteroide (prendendo per buona questa ipotesi  come causa dell’estinzione) fosse avvenuta qualche milione di  anni  dopo, è provabile che i dinosauri, recuperando l’optimum della catena alimentare, avrebbero avuto  forse qualche chance in più per la sopravvivenza della specie.

La tesi  è stata portata avanti  dal paleontologo Stephen Brusatte e alcuni  suoi  colleghi (Università di  Edimburgo – UK): analizzando i dati dei  fossili provenienti  dall’America del nord, il team  di  studiosi  è  arrivato  alla conclusione che nel periodo antecedente all’impatto, e cioè 8 – 10 milioni  di anni prima,  si è avuta una diminuzione  delle specie erbivore causato da un cambiamento  climatico stravolgendo l’ecosistema allora presente.

 

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Embrione fossile scoperto in Cina

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Fossile di Trilobite

 

Durante l’era geologica conosciuta con il nome di Cambriano (570 milioni  di anni fa) avvenne una vera e propria esplosione di forme evolute di  organismi viventi: questo  rappresenta per i paleontologi una fonte inestimabile per le loro ricerche sulla vita primordiale della Terra.

La maggior parte dei  fossili ascrivibile a quel periodo  riguardano, soprattutto, parti  del corpo più facilmente conservabili in un processo  di  fossilizzazione che parti molle: quindi  esoscheletri e  altre parti dure dell’organismo. Raramente si trovano  resti  fossili di  tessuti molli presenti in vermi  e spugne.

I paleontologi Jesse Broce e James Schiffbauer (università  del Missouri) erano nella provincia di  Hubei  (Cina meridionale) proprio  alla ricerca di fossili  di  tessuto molle conservati  nella roccia calcarea della regione.

Questa loro  ricerca è stata premiata con un qualcosa di  ancora più raro:  140 fossili  di  embrione animale conservati in piccole sfere mineralizzate e risalenti ad un periodo tra i 521 e 541 milioni  di  anni fa.

I  ricercatori  hanno  dovuto  superare serie difficoltà a causa delle dimensioni microscopiche dei  reperti: alla fine, però,  sono  riusciti  ad ottenere sezioni molto  sottili  tali  da essere esaminati attraverso  la microscopia elettronica a scansione e ai  raggi x.

Le analisi  hanno  evidenziato come questi fossili non fossero  altro che esemplari  di  blastula: lo stadio pluricellulare dello  sviluppo  embrionale.

Rimane comunque il mistero  di come sarebbe stato  l’aspetto  dell’animale adulto.

I dinosauri con le piume

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La tesi accreditata riguardante l’evoluzione degli uccelli  è quella che li vede come discendenti dei teropodi (Tirannosaurus e Velociraptor sono tra quelli  più rappresentativi  del gruppo).

I teropodi  si  sono  sviluppati  nel Triassico  medio (220 milioni  di anni fa) ed è nel  Giurassico  superiore, cioè 160 milioni  di  anni fa, che dai piccoli  celurosauri  si sono in seguito  evoluti  gli uccelli.

Ultimamente un gruppo  di paleontologi avanza l’ipotesi  che tale discendenza sia da rivedere: analizzando i fossili di  teropodi antecedenti  al  Giurassico ha evidenziato  come  la presenza di  strutture simili alle piume fosse una caratteristica ancestrale comune per molti   gruppi  di  dinosauri.

 

Uova fossili in Spagna

Nel nord – est della Spagna, precisamente a Col de Nargò nella provincia di Lleida in Catalogna, paleontologi  spagnoli hanno trovato uova fossili di  sauropodi risalente al  Cretaceo.

Disegno  di Nobu  Tarura

Disegno di Nobu Tarura

Il sito, che in epoca preistorica era una zona paludosa, è considerato uno  dei più importanti per quanto  riguarda la nidificazione dei dinosauri: il periodo coperto  va dal tardo  campaniano (71 milioni di  anni  fa) fino al  tardo Maastrichtiano (67 mya)

 

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