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Non è blues ma si  avvicina molto  ad esserlo: Ravid Kalahani, israeliano  di  origine yemenita, partendo  dalla tradizione musicale israeliana, contaminandola con quella marocchina e serba, crea il suo  stile che, solo per semplicità, può essere catalogata come “world music”.

È lo stesso  artista, però, che ci  tiene a dire che più di “musica etnica” la sua vuole essere un inno  alla fratellanza dei popoli e l’abbattimento  di  quelle frontiere,  più mentali  che fisiche, che dividono le genti piuttosto  che accomunarle in un disegno  di pace.

Ed è anche per questo  che nei  suoi  concerti viene sempre accompagnato  da musicisti provenienti  da diverse parti  del mondo, quasi a sottolineare la sua speranza che la pace avrà la meglio sulla diffidenza verso altre culture.