Contrapposto a quello che per molti è il lato oscuro di “Big Pharma”, cioè la lobby delle grandi multinazionali del farmaco che detengono il monopolio dei brevetti sui farmaci, esistono realtà contrapposte che al guadagno mettono in primo piano la salute della popolazione.
Naturalmente, a difesa dei propri interessi, le grandi multinazionali del settore si difendono ponendo la questione sugli ingenti investimenti che esse devono affrontare per la ricerca e, quindi, il prezzo del farmaco dovrà essere per forza alto per generare l’utile.
La vita dei farmaci generici è legata alla durata temporale del brevetto che li copre: al temine di questo periodo il farmaco può essere commercializzato come generico riportando il nome del principio attivo.
A questo punto è d’obbligo fare un ulteriore distinzione: esistono due tipologie di brevetto, la prima viene definita come prodotto, cioè protegge la scoperta di un principio attivo. Mentre il brevetto di procedimento tutela il processo di sintesi di una determinata molecola.
Nel 1970, attraverso l’Indian Patens Act, consentiva, ammettendo un brevetto di procedimento della durata di sette anni, la produzione di farmaci generici il cui principio attivo era coperto da brevetto di prodotto di altre aziende farmaceutiche (solo venticinque anni dopo, cioè nel 1995, l’India ha riconosciuto i brevetti di prodotto, aderendo all’accordo Trips).
Il ruolo che le case farmaceutiche indiane hanno nel commercio dei generici, è fondamentale per i Paesi in via di sviluppo: basta pensare che la spesa per la cura antiretrovirale per i pazienti HIV è di un dollaro al giorno. Per questo, organizzazioni umanitarie come Medici senza Frontiere, ad esempio, utilizza per la quasi totalità dei suoi interventi, farmaci essenziali per la cura dell’HIV, della tubercolosi e della malaria (ed altre malattie non trasmettibili) prodotti da case farmaceutiche indiane.
Cipla è una di queste case farmaceutiche indiane: fondata nel 1935 per volere di KA Hamied chimico ed imprenditore, nonché attivista e stretto collaboratore del Mahatma Gandhi, si batté fin dall’inizio della sua carriera imprenditoriale affinché fossero abbattute le barriere etniche e di reddito che non consentivano cure adeguate alla stragrande maggioranza della popolazione.
Singolare fu la sua definizione riguardo alla monopolizzazione dei farmaci da parte di Big Pharma: un “genocidio selettivo nel settore sanitario”, frase che volle ridefinire in quella di “assistenza sanitaria universale”.
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