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Un super-batterio alle Olimpiadi?

Immagine satellitare della Baia di Guanabara

Immagine satellitare della Baia di Guanabara

 

Tra un mese si  apriranno i Giochi  della XXXI Olimpiade in Brasile e la preoccupazione per la salute degli  atleti ospitati  si  apre di un nuovo  capitolo.

Infatti, dopo l’allarme per il virus Zika, a guastare il sonno  degli organizzatori è la scoperta di un super-batterio nelle acque della baia di di Guanabara (stato di  Rio de Janeiro) dove si  svolgeranno  le regate olimpiche.

Questi  super-batteri, quindi  resistenti  ai  farmaci, sono dovuti  alle acque reflue provenienti da diversi  ospedali locali riversate poi nelle acque costiere denunciando, tra l’altro, l’inadeguatezza dei depuratori.

Da parte loro  gli  amministratori  della città di  Rio de Janeiro  si  difendono  dicendo che il cinquanta per cento delle acque reflue sono trattate (nel 2009 lo  erano solo per l’11%) minimizzando  i  rischi  per le infezioni  a cui  possono incorrere gli  atleti.

In ogni  caso le autorità olimpiche internazionali non hanno  avanzato  nessuna proposta di  spostare le regate in acque più salubri.

 

Ai batteri piace la vita arida

il deserto  di  Atacama

il deserto di Atacama

Le previsioni  meteo  per i prossimi  giorni riportano  temperature in rialzo ovunque che, associate all’alto tasso  di umidità, daranno  la sensazione (sgradevole) di un caldo prossimo  ai limiti  della sopportazione.

Naturalmente e ciò che capita ogni  anno essendo  sopraggiunta da poco l’estate.

Volendoci  consolare,  comunque, possiamo  pensare a quei  luoghi  dove il caldo, questa volta veramente “infernale”, è presente tutto l’anno: ovviamente parliamo  dei  deserti.

Anche qui, però, bisogna fare una specie di  classifica in base alle temperature e all’aridità del  suolo: il campione in assoluto risulta essere il deserto  di Atacama nel nord del  Cile. In questo  deserto le condizioni  climatiche sono  così estreme da considerarsi  prive di ogni  forma di  vita.

Eccezione fatta per i  batteri: infatti, a seguito  delle ricerche di un team di  scienziati  cileni, sono  stati  ritrovato diverse forme   di  vita batterica, soprattutto di gruppi  appartenenti  agli Actinobacteria,  presupposto per ridefinire il limite di  “aridità” per cui  è ancora possibile trovare la vita.

Ciò comporta che anche in luoghi estremi al  di  fuori  del nostro pianeta, come ad esempio  Marte, potrebbe essere possibile la scoperta di una forma di  vita elementare come quella batterica.

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Non è sangue quello che scorre in Antartide

The Blood Falls seeps from the end of the Taylor Glacier into Lake Bonney. The tent at left provides a sense of scale for just how big the phenomenon is. Scientists believe a buried saltwater reservoir is partly responsible for the discoloration, which is a form of reduced iron.

Non è certo un “fiume di  sangue” riportata dall’immagine ma un fenomeno naturale visibile in Antartide, in particolare nel punto in cui  le cascate del ghiacciaio Taylor confluiscono nel  lago Bonney.

Il fenomeno  è dovuto al ferro  contenute nell’acqua salata di un fiume sotterraneo che, una volta giunto in superficie e mescolandosi  con  l’ossigeno atmosferico, si  colora di  “rosso  ruggine”.

Ad arricchire di  ferro  le acque è l’azione disgregante dei  batteri  sulla roccia.

Per gli scienziati tutto  questo  porta a considerare il fatto  che il sottosuolo  dell’Antartide conserva  un ampio ecosistema ancora  da scoprire e studiare.

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