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Un colpevole per la moria delle api

autore della foto: Jon Sullivan

autore della foto: Jon Sullivan

 

È stato  risolto il caso della moria delle api e trovato il colpevole: l’essere umano.

Naturalmente la colpevolezza non è ascrivibile ad un’azione diretta dell’uomo  contro  le api: si  tratta, bensì, della diffusione di un virus che, deformando  la forma delle loro  ali, le porta ad una morte certa.

Questo  problema, secondo  quanto  riportato  dalla rivista Science, risale alla seconda metà del  ventesimo secolo: allora le api asiatiche importate dall’ex Unione Sovietica in Europa, si ibridarono con le specie autoctone.

Il fatto è che le api asiatiche avevano trovato il mezzo per difendersi  da un acaro originario  del  sud- est asiatico, la Varroa, cosa che non avveniva per le api europee.

L’acaro aggravava la presenza di un virus che, fino  ad allora, era presente solo sul corpo degli insetti: il passaggio, dopo il morso  dell’ acaro, dall’esterno all’interno dell’organismo  attraverso il circolo sanguineo e, conseguentemente,  la diffusione del  virus.

In seguito, la diffusione delle api europee in America ed Asia, ha causato una pandemia globale con gravi  rischi sia per l’agricoltura che si  basa sull’impollinazione delle api, sia quella diretta agli  apicoltori.

Non solo: il virus si  sta diffondendo anche ad altri impollinatori come i  bombi  e le api  solitarie.

La soluzione, per il momento, sarebbe quella di un maggior controllo sul commercio delle api, magari limitandone solo  a quello  delle api regine

Una labile vittoria per le nostre api

 

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Nella giornata di  ieri 29 aprile, la maggioranza dei Paesi UE (con esclusione non comprensibile dell’Italia) ha votato  a favore di un bando parziale nell’uso  di  pesticidi responsabili  dell’uccisione delle api.

Tali pesticidi neonicotinoidi sono il Clothianidin, l’Imidacloprid e il Thiametoxam  (prodotti dalla Bayer e dalla Syngenta).

La vittoria esprime la forza di una mobilitazione che ha visto partecipare insieme mondo  scientifico, politico  e civile: adesso  bisogna solo  aspettare che la Commissione Europea confermi ufficialmente il divieto.

Bisogna, però, ricordare che il provvedimento è temporaneo e cioè della durata di  soli  due anni: tale breve periodo  è insufficiente per permettere una ripresa numerica delle popolazioni di insetti impollinatori.

La limitazione dei  pesticidi, inoltre, è valido  solo alcune colture: mais, colza, girasole e cotone.

Quindi, in ultima analisi, la battaglia per salvare le nostre api (e la nostra salute) è ancora lunga.

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