Demenzaville?
È evidente la strizzatina d’occhi, segno di facile ironia, che il giornalista di Panorama ha voluto condividere con il lettore chiamando in questo modo Hogeway, il sito a pochi chilometri da Amsterdam dove, dal 2012, si sperimenta una nuovo metodo per dare sollievo alle persone affette da Alzheimer e alle loro famiglie.
Hogeway è piccolo villaggio, quasi della dimensione di un quartiere di una metropoli, con quello che si può trovare normalmente in esso: una chiesa, un mini – market, negozi ed abitazioni.
Il concetto che è alla base del progetto di Hogeway voluto dalla Vivium Care Group, finanziato in parte dal governo olandese, è quello di liberare il paziente affetto da Alzheimer dagli angusti spazi di una casa di cura, per far si che egli viva l’esperienza di quella vita normale che ha perso con l’avanzare della malattia.
Ad Hogeway tutto è finto, nel senso che i malati non sono abbandonati a loro stessi, ci mancherebbe, solo che il personale sanitario non indossa il camice d’ordinanza, quanto piuttosto la divisa di postino, quella di uno spazzino, oppure finge di essere un negoziante o un addetto del cinema.
È una simulazione della realtà già vista nel film Truman Show, dove il fine del reality è quello di attirare il lato voyeuristico dello spettatore per uno scopo puramente commerciali mentre, per quanto riguarda Hogeway, si potrebbe quasi affermare di essere di fronte ad un esperimento di reinserimento sociale.
Ovviamente nulla viene fatto in maniera gratuita, perché Vivium è pur sempre società imprenditoriale che deve badare agli utili, ma, in questo caso, il welfare olandese interviene con aiuti sostanziosi per le famiglie che ne necessitano in base al reddito.
In Italia sarebbe possibile un progetto simile?
In parte si, perché la nostra imprenditorialità non è seconda a nessuno. In parte no, perché la scena politica che viviamo è quella sterile, basata sui meccanismi autoreferenziali dei partiti, lontana dai veri bisogni della cosiddetta gente.
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