TagRussia

Un antico e misterioso megalite scoperto in Russia

Il megalite raffigurante un grifone ritrovato nella regione dell’Altaj (Russia)

 

Bisogna aguzzare la vista per scorgere nell’immagine il profilo di un grifone scolpito  nella roccia:  dietro  alla sua realizzazione rimane il mistero del popolo che lo  ha realizzato.

La scoperta, avvenuta nel 2013 ma solo  recentemente resa pubblica, è stata localizzata presso il monte Mokhnataja a 20 chilometri  dalla città di Belokurikha nella regione di  Altaj  (Russia).

Per gli  archeologi l’età del megalite risale tra gli 11.000 e 12.000 anni fa durante l’ultima glaciazione (i  megaliti di  Stonehenge sono  stati  eretti  all’incirca 2.500 anni fa).

Gli  archeologi, comunque, rimangono   cauti  nell’attribuzione di una datazione certa fintanto  che non si  stabilisce qualcosa di più sulla civiltà che ha eretto il megalite  e che, molto probabilmente, ha un legame con una possibile migrazione forzata dovuta all’era glaciale.

 

Un antico fossile di roditore scoperto in Siberia

I sedimenti del fiume Bolshoy dove è stato ritrovato il dente fossile dell’antico roditore

 

Partendo  dal  ritrovamento  di un unico   dente fossile,  della lunghezza di 2,6 mm, i ricercatori  dell’Università statale di  Tomsk (Siberia – Russia) pensano di  aver trovato un antico  antenato  degli odierni criceti.

Il ritrovamento è stato  fatto  nei  sedimenti del  fiume Bolshoy Kemchug nel  sud  di Krasnoyarsk, a soli  cinque chilometri  di  distanza da un cimitero  di fossili di  baby dinosauri molto importante per i paleontologi.

Ritornando al dente fossile dell’antico  roditore,  a cui  è stato  dato il nome di Baidabatyr ( dalla parola russa baydarka per barca o  kayak e batyr come eroe) ,   gli  scienziati sono  cauti  nel  dare una misura delle sue dimensioni partendo, per l’appunto, da quelle di un solo  dente, ma sono certi  di  far risalire la sua età a quella del Giurassico e fino al  Cretaceo  quando  si è estinto.

Sono  certi, inoltre,  che il roditore,  al pari  del moderno  ornitorinco, avesse degli speroni  velenosi  per difendersi  dai  predatori e che esso  rappresenti un ramo  estinto nell’evoluzione dei  mammiferi.

 


 

 


 

 

 

 

VK ovvero Facebook in cirillico

Clip_5

 

Anche se non ha un miliardo  di  utenti  come Facebook, VKontakte con i  suoi  210 milioni  di  iscritti può considerarsi una realtà più che consolidata, specie in Russia dove è nata (2006) e dove risulta essere il secondo  social network più seguito, ovviamente dopo quello americano.

Il  suo  fondatore fu l’informatico  Pavel Durov che si  ispirò a piene mani  prendendo  Facebook come esempio, fino  al plagio  al meno  per quanto  riguarda la grafica.

Durov ne lasciò la direzione nel 2014 per presunte ingerenze di  collaboratori fin troppo  vicini  al  presidente Vladimir Putin.

Si è vociferato  che Edward Snowden, riparato in Russia dopo  lo  scandalo Datagate, abbia offerto  tutta la sua professionalità per rendere il sito più sicuro (cosa smentita dallo  stesso Durov in un’intervista a TechCrunch).

Il dubbio insinuante è che se oggi VKontakte è amministrato  da uomini  vicini  al  Cremlino,  la privacy degli  utenti non è forse garantita al massimo.

D’altronde anche il gigante Facebook ha dimostrato qualche pecca di  troppo  nella sua gestione.

Eruzioni vulcaniche ed estinzioni di massa

La conformazione della Terra nel Sakmariano all'inizio del Permiano

La conformazione della Terra nel Sakmariano all’inizio del Permiano

Alla fine del Permiano, 250 milioni  di  anni  fa (vedi schema alla fine dell’articolo), si  ebbe la più grande estinzione di  massa che il nostro pianeta abbia mai  conosciuto: il 90 per cento  delle specie marine ed il 75 per cento di  quelle terrestri  si  estinsero nel  corso  di  circa 60.000 anni.

L’innesco  di  questa tragedia fu  una sensazionale attività vulcanica continentale accertata dalle recenti  ricerche dell’US Geological Survey (Menlo Park, California) in Siberia.

Dalle analisi effettuate sui  cristalli presenti in antiche rocce vulcaniche di ventuno siti siberiani, gli  scienziati  sono  arrivati  alla conclusione che in quella regione che oggi è la Siberia si ebbe, a seguito  delle eruzioni  vulcaniche, un movimento magmatico pari  a 7 milioni  di  chilometri  quadrati con la produzione di  enormi  quantità di  gas che riscaldarono  globalmente l’atmosfera con conseguenti piogge acide.

Le eruzioni, sempre secondo lo studio americano, ebbero inizio trecentomila anni prima dell’estinzione di  massa, proseguendo  per altri cinquecentomila anni  dopo di  essa.

La chiave di  questi  risultati è dovuta al  decennio  di progressi  fatti  nell’analisi della datazione di  antiche rocce attraverso  la misurazione di  uranio e piombo e nuove strumentazioni  tecnologiche.

 

Clip_29

 

Lo spettacolo (immaginario) dell’Universo

L'elaborazione dell'esplosione di una Supernova vista dalla Terra

L’elaborazione dell’esplosione di una Supernova vista dalla Terra

 

Il video  che potete vedere in basso è stato  creato dall’agenzia spaziale russa Roscosmos.

È l’elaborazione del cielo  notturno  con la visione di  oggetti celesti che non sono  visibili ad occhio  nudo per la loro  distanza dalla Terra.

È uno spettacolo  affascinante e, allo stesso  tempo, ci  riconduce all’idea dell’Universo luogo  dell’infinito mistero.

Nel  video si può ammirare la Galassia di  Andromeda, la Nebulosa del  Granchio, l’ammasso  globulare di  Ercole, le Pleiadi e un Buco  Nero (fortunatamente molto  distante).

 

I misteriosi crateri siberiani

Uno dei crateri presenti  nella penisola di Yamal (Siberia)

Uno dei crateri presenti nella penisola di Yamal (Siberia)

L’estate scorsa in Siberia alcuni  pastori  di  renne scoprirono  dei misteriosi  crateri giganti  di cui non si supponeva l’esistenza.

Ad essi  si  aggiunsero, attraverso  la visione di immagini satellitari, altri crateri circondati  da strutture geologiche circolari più piccole.

I  crateri  si  trovano in una zona compresa tra la penisola di Yamal  e quella vicino  alla penisola di Taimyr.

È l’origine  di questi  crateri (di  cui  due, nel  frattempo,  si  sono  trasformati in laghi) che preoccupa gli  scienziati; molti  di loro  pensano  che siano  stati  generati da esplosioni  di  gas ad alta pressione (metano o  biossido  di  carbonio) rilasciati  dallo  scioglimento  del permafrost originato, a sua volta, dal  cambiamento  climatico  che ha innalzato la temperatura atmosferica.

Naturalmente il fenomeno desta preoccupazione perché può avvenire ovunque vi  siano  fonti di  gas naturale soggette allo  scioglimento  del permafrost, anche in zone più popolate come in Alaska e Canada nord-occidentale.

 

 

Progetti grandiosi ed irrealizzabili: Russian Superhighway

270315

Si è discusso molto riguardo il progetto del Ponte sullo  stretto  di  Messina e, per fortuna aggiungiamo, alle parole non sono seguiti  i  fatti.

Almeno per il momento.

Eppure, andando oltre ai  “fatti  di  casa nostra”, c’è chi immagina opere tecnologiche-strutturali  che farebbero impallidire qualunque ponte su   qualunque stretto.

Ad esempio, notizia riportata da “The Siberian Times”, Vladimir Yakunin, uomo d’affari  russo  e presidente della Russian Railways, ha presentato durante un incontro con l’Accademia Russa delle Scienze l’idea per un progetto di una rete ferroviaria e stradale che collegherebbe non solo  tutto il territorio  della Federazione Russa ma,  qui sta la “grandiosità” del progetto, interfacciandosi con le altre infrastrutture europee e americane costituirebbe una direttrice che, ipoteticamente, porterebbe a viaggiare da Londra a New York solo  via terra.

In pratica Russia ed America sarebbero a portata di  mano (si  fa per dire) attraversando lo  Stretto  di  Bering.

Alcuni  detrattori  del progetto hanno, però, fatto  notare al presidente Yakunin che il capolinea in territorio americano sarebbe la città di Nome in Alaska dove non esistono collegamenti  adeguati  per viaggiare all’interno  del  territorio  statunitense.

In poche parole lo sfortunato nomade russo  si troverebbe a  giungere in un “grande nulla” .

 

 

 

Un mistero in una notte negli Urali

"Darkness"

“Darkness”

 

Le autorità russe non hanno  dato  una spiegazione ufficiale al fenomeno registrato la notte di  venerdì 14 novembre presso Ekaterinburg (Urali).

Il video, registrato per mezzo  di una dash cam   posta su  di un veicolo in transito, mostra le immagini  di un’esplosione verificatasi  verso  le 18:39 di venerdì scorso.

Si  è parlato  di un esplosione di un missile (in questo  caso  è spiegata la reticenza delle autorità a darne spiegazione), oppure di un meteorite analogo  a quello  esploso nel  cielo  della città di Chelyabinsk (sempre negli  Urali) nel  febbraio  del 2013.

Altri  testimoni nella città di Ekaterinburg   hanno  registrato il fenomeno con  video amatoriali.

23 novembre 2014 –  per l’aggiornamento di  questa notizia vai qui

 

[mappress mapid=”9″]

 

Pericolo dallo spazio profondo: l’evento di Chelyabinsk può ripetersi

risonanze

(“Risonanze” © 24Cinque)

Gli scienziati della Nasa hanno  deciso  di non farci  dormire sonni tranquilli.

Ed è ovvio che, parlando di un ente che si occupa di  ricerche spaziali, l’incubo che potrebbe disturbare i nostri sogni è un “Armaggedon” reale, non più finzione cinematografica, causato  dall’impatto  di un corpo celeste con il nostro pianeta.

Non necessariamente, e per fortuna, si parla di catastrofi come quella che ha portato all’estinzione dei dinosauri, tanto meno di quello  che potrebbe accadere fra diciannove anni  con 2013 tv135 (e di  cui  abbiamo  già parlato in un precedente articolo, ma di eventi analoghi   come quello verificatosi  in Russia a Chelyabinsk (Urali) il 15 febbraio di  quest’anno.

Ricordiamo che il meteoroide (di quindici  metri  di  diametro) causò il ferimento  di 1.600 persone, ferimenti non dovuti all’azione diretta dei  frammenti  del “sasso  cosmico” ma dall’onda d’urto  che ha mandato in frantumi i vetri  delle finestre delle abitazioni.

L’Accademia Russa delle Scienze ha stimato il peso di KEF-2013 (è questo il nome dato al meteoroide) in 10.000 tonnellate e che la sua esplosione è avvenuta ad un’altitudine compresa tra i 30 e 50 km dal suolo.

La cosa più grave è quella che nessun apparato di controllo ha individuato il pericolo incombente.

Ed è soprattutto questo il tema di due articoli apparsi su  Science e Nature in cui, sempre secondo  le stime del Near Objet Program della Nasa, il pericolo  di impatto con meteoroidi  è di 4 – 5 volte maggiore di  quello  stimato  fino  ad oggi ed è possibile accorgersi dell’evento  solo a conti  fatti (o quasi).

Per questo Lindley Johnson, direttore del Near Objet Program, ha proposto di mettere in atto piani di  evacuazioni  delle città come nel  caso di  quelli dovuti ad uragani.

 

© 2024 24Cinque

Theme by Anders NorénUp ↑