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#SOSLUPO

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Dopo  anni passati  a combattere per far si  che il lupo (Canis lupus) tornasse a vivere nei  nostri  boschi, ecco che un’iniziativa del ministero  dell’Ambiente potrebbe mettere in serio pericolo tutti  gli  sforzi che fino ad oggi sono stati  fatti per la reintroduzione del predatore.

Il nuovo Piano di  conservazione e gestione del lupo in Italia, preparato  dal ministero in collaborazione con l’Unione zoologica italiana, prevederebbe l’abbattimento  di  sessanta esemplari ogni  anno.

Un numero certamente molto alto rispetto  alla reale consistenza dei  branchi ambienti  naturali.

Bisogna inoltre ricordare che il lupo in quanto  specie protetta rientra nella direttiva comunitaria Habitat del 1992, recepita dal nostro ordinamento con il Dpr n. 357 del 1997 (per la lettura del  documento  si  rimanda al box dell’articolo  precedente a questo). Tale direttiva consente solo l’abbattimento  di singoli esemplari ritenuti  pericolosi per l’uomo e non certamente una “mattanza”.

C’è da dire che il Piano di  conservazione e gestione del  lupo non riporta solo  la possibilità di  abbattimento, ma anche una decisa presa di posizione contro il bracconaggio con l’inasprimento  delle pene e, contemporaneamente, opere di informazione e divulgazione per avvicinare la conoscenza da parte della popolazione di  questo  canide.

Queste ultime considerazioni  hanno  trovato l’accordo  con il Wwf Italia che, mettendosi  letteralmente “dalla parte del lupo”, ha dato  vita ad una petizione online (#soslupo) per evitare gli  abbattimenti  legali del lupo  nel nostro  Paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi ha paura del lupo che cattivo non è più?

FotoSketcher - artleo.com-7363

 

Chi ha paura del lupo che cattivo non è più?

Certamente, e a ragione, gli allevatori che si  sentono minacciati dalla presenza del predatore.

Forse i cacciatori i quali, pensando  alle loro possibili prede, vedono  nel lupo un antagonista  per la caccia: ma i lupi, in effetti, più che altro  cacciano  animali vecchi  oppure malati e solo occasionalmente individui  sani.

I cacciatori  sono meno  selettivi.

Per tutto il resto, avere paura del lupo oggi è anacronistico: è “lui” ad aver paura dell’essere umano che l’ha portato alla quasi estinzione.

Riprendendo l’argomento riguardante la predazione negli  allevamenti, quando questi  non sono  causati  da branchi  di  cani  rinselvatichiti, si  ricorre ai  ripari offrendo un giusto indennizzo per l’allevatore che ha subito un danno  dalla predazione e, nel  contempo, offrendo la possibilità di dotarsi  di appropriate difese,  quali  recinzioni  elettrificate e cani  da pastore (con adeguati  corsi per gestire al meglio l’animale che avrà il compito  di  difendere i l gregge, e non azzannare innocenti  escursionisti).

Non tutte le regioni interessate dal  fenomeno  del “ritorno  del lupo” sono preparate ad affrontare al meglio la situazione, fornendo  anche un adeguata informazione sul predatore necessaria per sgombrare il  campo  da equivoci  e false credenze (qualcuno parla ancora li  lupi “paracadutati” da incoscienti  animalisti).

La Regione Marche, in occasione dell’Anno internazionale della Biodiversità, ha messo in atto una serie di iniziative tra le quali il progetto per una Rete Ecologica Regionale per individuare ecosistemi,  habitat e specie:  tra questi il lupo,  fondamentale per l’equilibrio  biologico essendo al vertice della catena alimentare.

Il risultato di  questa ricerca è quella di acquisire nuove informazioni sul lupo necessarie per approntare in modo  adeguato i problemi  sulle attività antropiche (vedi  box).

Il Parco Nazionale della Majella, insieme a quello  del Pollino  e Foreste Casentinesi ed ancora altri enti pubblici, insieme hanno  dato  vita al progetto Life Wolfnet finanziato  dall’Unione Europea, nell’ambito  del LIFE+ 2008, che ha come obiettivo principale la riduzione dei  fattori  di  rischio  per il lupo, lo sviluppo di modelli ideali  per la sua protezione e gestione della specie nell’ambiente appenninico.

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