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Un super-batterio alle Olimpiadi?

Immagine satellitare della Baia di Guanabara

Immagine satellitare della Baia di Guanabara

 

Tra un mese si  apriranno i Giochi  della XXXI Olimpiade in Brasile e la preoccupazione per la salute degli  atleti ospitati  si  apre di un nuovo  capitolo.

Infatti, dopo l’allarme per il virus Zika, a guastare il sonno  degli organizzatori è la scoperta di un super-batterio nelle acque della baia di di Guanabara (stato di  Rio de Janeiro) dove si  svolgeranno  le regate olimpiche.

Questi  super-batteri, quindi  resistenti  ai  farmaci, sono dovuti  alle acque reflue provenienti da diversi  ospedali locali riversate poi nelle acque costiere denunciando, tra l’altro, l’inadeguatezza dei depuratori.

Da parte loro  gli  amministratori  della città di  Rio de Janeiro  si  difendono  dicendo che il cinquanta per cento delle acque reflue sono trattate (nel 2009 lo  erano solo per l’11%) minimizzando  i  rischi  per le infezioni  a cui  possono incorrere gli  atleti.

In ogni  caso le autorità olimpiche internazionali non hanno  avanzato  nessuna proposta di  spostare le regate in acque più salubri.

 

Antiche strutture scoperte in Amazzonia

Foresta pluviale amazzonica  Foto: Cesar Paes Barreto

Foresta pluviale amazzonica
Foto: Cesar Paes Barreto

 

E’ recente la scoperta di  strutture circolari e fossati in Amazzonia tra il Brasile e la Bolivia.

A cosa fossero destinate tali  strutture è ancora oggetto  di  studio: si pensa che potessero  servire come luoghi  di  culto ma anche come strutture di  difesa o  canali  di  drenaggio.

La questione a seguito  di  questi  ritrovamenti è però un’altra: di  quando  prima dell’arrivo  degli  europei  le antiche popolazioni iniziarono  ad alterare il paesaggio.

Per John Francis Carson, ricercatore presso l’Università di Reading (UK), lo  sfruttamento  di un territorio  non  può essere fatto risalire a solo duecento o trecento  anni  addietro,  ma anzi  è iniziato molto  tempo  prima, migliaia di  anni  prima.

Carson e i  suoi colleghi hanno  approfondito  la questione concentrando le loro  ricerche su una zona posta nel  Rio  delle Amazzoni  nel nord –est della Bolivia. Qui, nei  sedimenti  prelevati dai due laghi  principali (Laguna Oricore e Laguna Granja), sono  stati  ritrovati antiche tracce di polline e carbone provenienti da incendi e dalla loro  analisi  si  è ipotizzato  come doveva essere il clima e l’ecosistema ben 6.000 anni  fa.

La sorpresa di  queste analisi  è che i  sedimenti più antichi non corrispondono da un ecosistema paragonabile alla foresta pluviale quanto piuttosto a quello delle savane africane: quindi gli ideatori  dei  fossati hanno iniziato il loro  lavoro  ancora prima che tutto intorno  al loro  ambiente avanzasse la foresta pluviale.

Questo ha aperto anche un dibattito  sulla possibilità che gli abitanti  di  allora potessero  avere anche un effetto sulla composizione della foresta stessa tramite coltivazioni  di  specie commestibili in appositi  frutteti e cambiamento  della composizione chimica del  terreno con effetti più duraturi  nel  tempo.

In pratica, secondo  questa ipotesi, la foresta odierna sarebbe il risultato  di una specie di cooperazione tra uomo e natura.

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