Prima che internet  diventasse quel  pozzo  inesauribile  dove attingere ogni  forma di  conoscenza che,  a dire il vero, è anche  inquinata da fonti inattendibili create per veicolare falsità, erano  le biblioteche e gli  archivi  storici ad essere l’unico luogo  fisico dove recarsi per studiare e fare ricerche.

Oggi, per fortuna, le biblioteche e gli  archivi sono  ancora i custodi di  fonti  scritte, ma cosa dire di  tutti  quei  libri o  documenti che, per un motivo  o per l’altro, son  scomparsi  dal  dominio pubblico, forse dimenticati in qualche fondo  di  magazzino per cui  non più consultabili.

Va detto  che la maggior parte di  questo  materiale nascosto  riguarda alcune bizzarrie del  sapere come, ad esempio, la storia di un nobile che visse tra le tombe Maya di  Palenque o  i disegni  di  macchine impossibili di  scienziati  del  Rinascimento oggi  pressoché sconosciuti.

A raccogliere l’eredità  di  queste opere senza più copyright,   mettendole  a disposizione del pubblico  della rete, ci  ha pensato un progetto  partito  nel 2011 chiamato The Public  Domain Review : dal nome si  comprende immediatamente che la tipologia è quella di una rivista il cui  scopo è l’esplorazione di  quanto  detto  nel  paragrafo  precedente.

La proprietà intellettuale del progetto è della Open Knowledge Foundation ,   no-profit inglese  il cui  scopo  è quello di  promuovere la conoscenza attraverso il libero  accesso  alle informazioni disponibili  in rete.