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Da Swing Kids a Swing Heil: dal cinema al teatro

Frame dal film Swing Kids di Thomas Carter (1992)

 

Nel 1992 il regista Thomas Carter diresse il film Swing Kids incentrata sulla vera storia di  giovani  tedeschi che, durante il nazismo, presero il nome di  Swing Kids in netta contrapposizione alla Gioventù Hitleriana e per la libertà di  seguire uno  stile di  vita incentrata  sul concetto  di piacere anche  attraverso l’espressione del   ballo, in special modo  lo  swing importato   dall’America e considerato  degenere dalla dittatura.

Ventisei  anni  dopo  l’uscita nelle sale di  Swing Kids, il tema della ribellione e insofferenza di  una parte dei  giovani  contro  il regime nazista, viene ripreso per una rappresentazione teatrale interpretato  da un folto  gruppo  di  studenti  delle scuole superiori  di  Genova.

La regista Elena Dragonetti   ha messo in scena presso il Teatro dell’ Archivolto  di  Genova lo spettacolo Swing Heil – Swing Heil era il  saluto utilizzato  dai giovani dello  swing come sberleffo  al Sieg Heil nazista –  .

La trama è pressoché quella del  film: Ad Amburgo un gruppo  di giovanissimi, appartenenti  a famiglie antinaziste e filonaziste, si  riuniscono  clandestinamente per ballare, ma sarà la guerra e l’inasprirsi  della dittatura a separarli, ognuno  seguendo il proprio  tragico  destino.

Swing Heil, nelle sue due uniche serate di  rappresentazioni sul palco dell’Archivolto, ha registrato il tutto  esaurito nella vendita dei  biglietti.


 

La scena del  ballo  dal  film Swing Kids di  Thomas Carter (1992)

 

  

Dal libro di Diane Ackeman: The Zookeeper’s Wife

 

Diane Ackeman

Diane Ackeman è profondamente legata alla natura e agli  esseri viventi, tanto  da farne il tema principale delle sue poesia e saggi.

Lei, che oggi ha sessantanove anni essendo  nata il 7 ottobre 1948, ha visto i suoi  scritti pubblicati sul The New York Times e sul National  Geographic, solo  per citarne alcuni delle più importanti  riviste con cui  collabora, ha ricevuto un Bachelor of Arts dalla Pennsylvania State University, ed un Master of Arts, Master of Fine Arts e Ph.D dalla Cornell University.

A questi  riconoscimenti  si  aggiungono quelli  dovuti alla sua ampia opera di  saggistica: The Human Age: The World Shaped by  Us; One hundred names for Love; Dawn Lighit; The Zookeeper’s Wife.

Da quest’ultimo titolo, The Zookeeper’s Wife, è tratto il film omonimo  per la regia di Niki Caro, con Jessica Chastain, Johan Heldenbergh e Daniel Brühl nei  ruoli  principali.

La locandina del film  The Zookeeper’s Wife in programmazione nelle sale americane dal 31 marzo 2017

 

Il film, che uscirà nelle sale americane il prossimo  31 marzo, è ambientato nel 1939 durante la Seconda guerra mondiale a Varsavia (un anteprima del  film si è avuta il 7 marzo  nella capitale polacca) quando  le truppe naziste invasero la Polonia.

Come altre vicende di ordinaria umanità che si ebbero durante il periodo  bellico, anche qui la storia vera è quella dei  coniugi Antonina e Jan Zabinski, gestori  della zoo di  Varsavia,  che nascosero nelle gabbie di  quegli  animali uccisi  dai  bombardamenti, centinaia di  ebrei  salvandoli  dalle persecuzioni.

 


 

 


 

La Germania al Polo Nord durante l’ultima guerra mondiale

resti  della base metrologica tedesca

Resti della base meteorologica a tedesca

Per una volta gli  archeologi  nella loro  ricerca non hanno portato  alla luce reperti o strutture vecchi  di  secoli, ma resti di una base segreta tedesca risalenti  alla seconda guerra mondiale.

Nell’isola di  Alexandra Land, nel  mare di Barents a 1.100 chilometri  dalla città di  Arkhangelsk – Polo Nord), un team di  ricercatori  russi è riuscita ad esplorare una stazione meteo tedesca risalente al 1943.

L’esplorazione, avvenuta in agosto, è stata possibile perché in quel periodo il clima è decisamente più caldo (ma siamo  sempre al Polo Nord) e parte del ghiaccio  e della neve che ricopriva la base militare tedesca si è sciolta.

Tra i reperti sono  stati  ritrovati strumenti scientifici,  uniformi, armi  e munizioni nonché, curiosamente, tra i testi  di  meteorologia anche quello di un classico  dei  romanzi di  Mark Twain: Tom Sawyer.

La base che, in piena operatività, contava tra meteorologi  ed operai  una decina di  persone, venne evacuata nel 1944.

Essa era parte di una rete segreta di  stazioni  artiche che monitoravano  le condizioni  climatiche del  nord Europa ai  fini  delle operazioni  strategiche dell’esercito tedesco.

Tra le curiosità, oltre ai  gusti  per i classici di Mark Twain, è quella di  aver trovato delle scatole di  sardine provenienti  dal  Portogallo, con etichette in inglese e vendute nel  mercato Americano. Si presume che a questa dieta, gli occupanti  della base, abbiano  aggiunto  anche la carne proveniente dall’uccisione di  orsi  polari (contraendo la trichinellosi).


 

Arturo Toscanini: l’arte contro il nazi-fascismo

Arturo Toscanini

Arturo Toscanini

 

Il celebre direttore d’orchestra Arturo  Toscanini aveva avversione per il nazi-fascismo tanto  che, nel 1936, incontrando il violinista polacco (di origine ebrea) Bronislaw Hubermann, fondatore della Palestina Symphony Orchestra, decise di  condurre i concerti  dell’Orchestra dell’amico  violinista.

Questo fu uno  dei modi  per permettere la salvezza di  centinaia di musicisti  ebrei in Europa.

Lo  scrittore Josh Aronson, nel  suo nuovo  libro Orchesta of Exiles basato  sul film documentario omonimo  (2012), racconta la storia meno  nota del direttore d’orchestra italiano.

Già tre anni prima, cioè nel 1933, Toscanini  si  rifiutò, nonostante le lusinghe di  Hitler, di  condurre il Bayreuth  Festival esaltazione del nazismo  attraverso  la musica.

 

 

 

Eduardo ed Helena: nonno e nipote uniti in una causa

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Eduardo Propper de Callejon nel giugno  del 1940 era a Parigi in veste di Primo  Segretario dell’Ambasciata di  Spagna: alla resa della Francia alla Germania di  Hitler, prevedendo  ciò che sarebbe accaduto agli  ebrei francesi, in soli  quattro giorni rilasciò migliaia di visti di  transito verso il Portogallo.

Quando il ministro degli Esteri  della Spagna si  accorse dei  visti non autorizzati, trasferì immediatamente Propper de Callejon in Marocco.

Nel 1972 venne dichiarato  come Giusto  tra le Nazioni.

Nel 2008 Eduardo Propper de Callejon morì.

Eduardo Propper de Callejon era il nonno  dell’attrice  inglese Helena Bonham Carter nominata come partecipante  presso la Holocaust Commission, istituita  da David Cameron nel 2014.

Gli Edelweiss Pirates contro il nazismo

Un gruppo  di  giovani  tedeschi  appartenenti all'organizzazione anti  nazista Edelweiss Pirates

Un gruppo di giovani tedeschi appartenenti all’organizzazione anti nazista Edelweiss Pirates

Durante la Seconda guerra mondiale numerosi  giovani  tedeschi si  ribellarono  al  regime nazista confluendo in gruppi clandestini e quindi  compiendo   azioni  contro il  regime a rischio della propria vita.

Fra questi  gruppi il più famoso  è quello  della Rosa Bianca che operò dal giugno 1942 fino al febbraio 1943, cioè quando  la Gestapo arrestò tutti i componenti  della Rosa Bianca e, dopo giorni  di  torture, li  condannò a morte.

Anche gli Edelweiss Pirates  (I Pirati  della Stella Alpina) era composto  da giovani che si  ribellarono al  nazismo ostentando il loro  modo  di vivere con  balli, canti  e costume sociale ritenuto  scandaloso dal  nazismo.

Non si limitarono ad un’azione plateale,  ma offrirono  rifugio ai  fuggitivi  dai  campi  di  concentramento, si  scontrarono  con i membri  della Gioventù hitleriana e riempirono i muri  delle città tedesche di  scritte contro  Adolf Hitler.

Purtroppo  anche loro  finirono  vittime della Gestapo e senza nessun processo, condannati  a morte.

Nel 2005 amministrazione della città di  Colonia ha riconosciuto ufficialmente  la Edelweiss Pirates come combattenti della resistenza anti – nazista.

Alla cerimonia di  allora parteciparono  anche quattro appartenenti  all’organizzazione riusciti  a fuggire dalla cattura della Gestapo proseguendo  nella loro  opera contro la dittatura.

“Son of Saul” di Làszlò Nemes

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L’orrore del nazismo  rivive in due film di  cui il primo, Il labirinto  del  silenzio del  regista Giulio  Ricciarelli (in sala dal 14 gennaio 2016), racconta il processo avvenuto a Francoforte nel 1963, che portò alla sbarra ventidue uomini coinvolti  nella gestione del campo  di  sterminio  di  Auschwitz.

Era la prima volta che la Germania del  dopo guerra instaurò un processo penale per giudicare propri  connazionali  per i   delitti da loro commessi durante la Seconda guerra mondiale.

Il processo, voluto  dall’allora procuratore generale Fritz Bauer (egli  stesso ebreo  esiliato  in Danimarca nel 1940), non solo  ebbe una vasta eco in Germania per i  fatti riportati durante le udienze processuali ma,  soprattutto, fu il modo  in cui  un’intera nazione aprì gli occhi su  di un dramma che aveva rimosso  dalla propria coscienza collettiva: la Shoah.

Il film dell’ungherese Làszlò Nemes “Son of Saul” riporta indietro  nel  tempo, all’anno 1944, sempre ad Auschwitz: Saul Auslânder è un membro del  Sonderkommando (un gruppo  di prigionieri  ebrei costretti  ad assistere i nazisti nella loro opera di  sterminio). Saul, mentre svolge il suo  drammatico  compito,  scopre tra i  corpi  destinati  al forno  crematorio quello che crede suo  figlio.

A questo punto decide di  salvare il corpo  del  bambino  dalle fiamme per portarlo davanti  ad un rabbino e recitare il Kaddish  del  lutto e, quindi, offrire allo  sventurato una degna sepoltura.

A differenza del primo film, questo  film non racconta quello  che è  stata la Shoah, ma si  sposta sul piano  nel dramma personale di un uomo  costretto  dagli  eventi a perdere la sua umanità e ritrovarla in un’azione, quella di  salvare le spoglie mortali  del  bambino, vissuta come sua personale rinascita morale e, nello  stesso tempo, ribellione contro l’aberrazione nazista.

An Unknown Country

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Alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale molti dei più importanti  gerarchi nazisti riuscirono  a fuggire in Sud America, questo grazie anche alla complicità nota della Chiesa  che fornì loro i passaporti  diplomatici  della Santa Sede.

Ma l’ America meridionale non fu  solo  “terra di  salvezza”  per gli  aguzzini, ma lo  fu  anche per le loro vittime: An Unknown country  è il film della regista Eva Zelig che racconta, attraverso  le testimonianze dei  diretti protagonisti, la fuga in Ecuador di  alcuni  ebrei  e delle loro  difficoltà per adattarsi ad una nuova vita lontano  dal paese di  origine.

Essi  si  salvarono  anche grazie all’azione dell’allora console dell’Ecuador in Svezia Manuel A. Muñoz Borrero che concesse i passaporti necessari per l’espatrio.

Gli immigrati  ebrei, per le leggi  sull’immigrazione del Ecuador, trovano lavoro  presso il settore agricolo  e l’industria integrandosi  sempre di più con il tessuto  sociale del Paese sudamericano.

Nel decennio  successivo alla fine della guerra la quasi  totalità degli ebrei immigrati  ritornò da dove era partito: oggi  solo alcune centinaia di loro, compreso i discendenti, sono  rimasti in Ecuador.

 

 

Feng-Shan Ho: un cinese fra i “חסידי אומות העולם” (Giusti tra le nazioni)

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L’uomo ritratto nella foto si chiamava Feng-Shan Ho ed era, tra il 1938 e il 1940, console generale cinese a Vienna.

Proprio  grazie a questa sua posizione, disobbedendo agli ordini dei  suoi  superiori, riuscì a salvare la vita a quasi  duemila ebrei, il cui  destino sarebbe stato  quello  della deportazione, fornendo  loro  dei  visti  di  espatrio.

Feng-Shan Ho nel 1970 si  trasferì a San Francisco e solo  dopo  la sua morte, avvenuta nel 1997, si  ebbe notizia di  ciò che aveva fatto: nel 2000 venne riconosciuto  dal  governo  israeliano  come “Giusto tra le nazioni”.

 

 

Gertrude van Tijn: l’ambiguità della virtù

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Esiste  un confine tra complicità con il male e la virtù con cui si vuole combattere lo stesso male?

In una situazione di normalità, ed avendo  come dote integrità morale e cura del bene, la scelta da fare è unica ed è quella “virtuosa”.

Cambiando  contesto  storico,  e riferendoci  al periodo  della Seconda guerra mondiale, è possibile che per salvare la vita di migliaia di persone bisogna aver agito in complicità con il male personificato in un regime?

Gertrude van Tijn ha salvato dal nazismo migliaia di ebrei, eppure è stata accusata da qualcuno  di collaborazionismo.

Gertrude Francisca Cohn nasce il 4 luglio  1891 a Braunschweig in Germania. A ventiquattro  anni è in Olanda ed è qui  che entra in contatto  con il movimento  sionista.

Nel 1919 sposa l’ingegnere Jan van Tijn e ritorneranno in Olanda solo alla fine del 1932, dopo aver vissuto in Svizzera, Messico e Sud Africa (dove nascerà il figlio della coppia).  Sempre nel 1932 visiterà per la prima volta la Palestina.

Nel 1933 Gertrude van Tijn inizia ad interessarsi per l’assistenza dei  rifugiati  ebrei: diventa rappresentante del Join Distribution Committee in Olanda e membro  di un comitato  consultivo  della Lega della Commissione delle Nazioni per i  Rifugiati.

Nel 1939 è tra le organizzatrici del  viaggio  della nave Dora che consentì ad un certo  numero  di  ebrei  di  raggiungere la Palestina partendo dal porto  di  Amsterdam.

L’episodio con il quale alcuni  vedono una complicità tra il regime nazista e Gertrude van Tijn riguarda il suo  viaggio a Lisbona nel maggio  del 1941: arrivò nella capitale del  Portogallo inviata dai  nazisti  per negoziare la partenza dall’Europa di migliaia di  ebrei  tedeschi ed olandesi. Nella sua posizione poteva salvare altri ebrei di  diversa nazionalità, oppure era una semplice pedina della volontà nazista?

È difficile stabilirlo, come del  resto è comprensibile a quale sollecitazione psicologica doveva essere sottoposta la donna per le sue scelte.

Bernard Wasserstein, storico  dell’Università di  Chicago,  ha scritto il libro “The Ambiguity of Virtue” cerca di  dare la sua interpretazione, basandosi  sulla critica storica, sul ruolo  dei consigli  ebraici istituiti  dai  nazisti e, in particolar modo, fornire al  lettore gli  strumenti per poter definire l’azione di  Gertrude van Tijn come eroica o solo come quella di una collaboratrice di  quella pazzia voluta da Hitler.

Gertrude van Tijn morirà a Portland (Oregon)  nel 1974

 

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