Nella cittadina americana di Whiteford una ragazza va in cucina a preparare il caffè lasciando il padre seduto nella sua poltrona. Quando ritorna dopo pochi minuti, la stanza è piena di fumo ma non c’è più incendio: ciò che è bruciato (dall’interno) e ridotto in finissima cenere, è soltanto suo padre.
Si scopre allora che testimonianze più o meno credibili sul fenomeno del CUS (Combustione Umana Spontanea) si erano avuto fin dall’antichità. E pochi giorni dopo, nella stessa cittadina, un secondo caso si verifica sotto gli occhi dello stesso scettico giornalista che sta indagando sul primo. L’ “autocombustione umana” è ormai un fatto accertato. resta solo da spiegare chi o che cosa si nasconda dietro il mostruoso fenomeno.
Trattandosi di un romanzo di fantascienza dello scrittore irlandese Bob Shaw, possiamo essere sicuri che il fenomeno dell’Autocombustione umana ( che è anche il titolo del libro pubblicato nel 1985 nella collana Urania – Mondadori) era dovuto esclusivamente all’intervento extraterrestre.
Eppure esistono centinaia di casi in cui i resti di persone carbonizzate nelle proprie abitazioni, senza segni di incendio esterni, sono ritenuti ancora non del tutto spiegabili scientificamente.
Tralasciando le fantasie del pirotrone, dovute al genio autodidatta di un autista di autobus tale Larry E. Arnold che ne fece tema di un suo libro nel 1996, e dell’autocombustione, questa volta metaforica, che riguarda i partiti secondo quanto dice Beppe Grillo nel suo blog, la scienza (quella vera) si è interessata al fenomeno dell’autocombustione già a partire dal 1888 quando il prestigioso British Medical Journal ne riportò alcuni casi.
Come si è precedentemente detto non vi è ancora una spiegazione univoca al fenomeno dell’autocombustione umana.
Volendo restare nel campo della razionalità l’articolo del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo della Affermazioni sulle Pseudoscienze) a titolo Combustione umana spontanea: un mistero in cenere può essere di aiuto a dissipare qualche dubbio.
Altrimenti muniamoci di estintore: non si sa mai!