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Non è poi così monotono Caronte

rappresentazione artistica della superficie di Plutone con Caronte all'orizzonte "ESO-L. Calçada - Pluto (by)" di ESO/L. Calçada - Pluto (Artist’s Impression). Con licenza CC BY 4.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:ESO-L._Cal%C3%A7ada_-_Pluto_(by).jpg#/media/File:ESO-L._Cal%C3%A7ada_-_Pluto_(by).jpg

rappresentazione artistica della superficie di Plutone con Caronte all’orizzonte ESO-L. Calçada – Pluto

È stata una sorpresa per gli  scienziati  della Nasa che, analizzando le immagini  del  maggiore dei  cinque satelliti  di  Plutone e cioè Caronte, non si  sono ritrovati  davanti  ad un mondo monotono  formato da crateri   sparsi su  di un territorio  desertico, quanto piuttosto un paesaggio fatto  di montagne e canyon.

Le foto ad alta risoluzione, scattate dal  satellite della Nasa New Horizons il 14 luglio scorso, evidenziano un vasto  sistema di canyon esteso per più di 1.000 miglia sulla superficie di Caronte.

In basso una delle immagine della superficie di  Caronte inviate alla Nasa da New Horizons.

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Collegandoci al tema dello spazio, e nel giorno  seguente alla morte di  David Bowie, abbiamo  pensato  ad un piccolo  contributo  alla memoria dell’artista.

 

Notizie dalla sonda Cassini – Huygens

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Dopo il pianeta Giove è Saturno ad essere quello  di  dimensioni  maggiore tra i  corpi  celesti  che compongono  il nostro  sistema solare.

È classificato  come “gigante gassoso” (insieme a Urano, Nettuno ed il già citato  Giove): la sua massa è pari  a 95 volte quello  della Terra e la sua composizione è data dal 95% di  idrogeno  e solo il 3% di  elio.

Pur essendo  stato osservato nei  suoi movimenti  dagli  astronomi  babilonesi, è con Galileo che, nel 1610, le osservazioni  si  fanno più peculiari ipotizzando anche la presenza delle strutture anellari intorno  ad esso.

Fu  quarantacinque anni  dopo,  quindi  nel 1655, che l’astronomo olandese Christiaan Huygens riuscì a definire la natura anulare degli  anelli  osservati  da Galileo (oltre alla scoperta del  satellite Titano).

Nel 1675 fu la volta di  Giandomenico  Cassini a dare notizia sulla natura degli  anelli  e sulla loro  suddivisione (o lacune), ed insieme a d esso  la scoperta di  altre quattro lune di  Saturno: Rea, Giapeto, Dione e Teti.

Oggi è una sonda con il nome dell’astronomo di origine italiana a fornire nuovi  dati  su  Saturno: la sonda Cassini della NASA, in orbita intorno  a saturno  dal 2004, suggerisce attraverso nuove analisi che la data degli  anelli  potrebbero  risalire a 4,4 miliardi  di  anni  fa. Questo smentirebbe le teorie più recenti che stimerebbero l’età degli anelli  a “soli” qualche centinaio  di  anni.

 

Cassini-Huygens

Enciclopedie on line

Cassini-Huygens Missione spaziale progettata per l’esplorazione di Saturno e della sua luna più grande (Titano), nata dall’impegno congiunto delle agenzie spaziali statunitense (NASA), europea (ESA) e italiana (ASI) e lanciata da Cape Canaveral (Florida) il 15 ottobre 1997 con un razzo Titan IV-B/Centaur

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Solo vent’anni per incontrare gli alieni

"Supernova" ©24Cinque

“Supernova” ©24Cinque

 

“ E’ altamente improbabile che siamo  soli nell’universo”.

Quante volte abbiamo  sentito  questa frase e quante volte l’abbiamo  condivisa: anche solo parlando in termini statistici, la probabilità che esistano  altre forme di  vita su  altri pianeti è molto  alta.

Se la stessa frase è poi stata detta a Washington, durante una tavola rotonda della NASA  (e quindi non in un club  di  ufologi), la risonanza che la stessa può avere è pari alla serietà di  chi l’ha pronunciata e cioè scienziati  e amministratori  appartenenti all’agenzia americana spaziale.

È probabile, però, che la dichiarazione possa lasciare qualche dubbio per quanto  riguarda i  tempi  di  attesa affinché ci  sia per lo meno una prova dell’esistenza di ET.

Ebbene, sempre secondo  quando  si  è detto  durante il convegno, per gli  scienziati  non bisogna aspettare molto: il limite di  tempo da loro  ipotizzato è di “soli” vent’anni.

Certo , rapportati  alla durata della nostra vita media, vent’anni sono sempre tanti, ma non sono un’enormità: questo  vuol  dire che un cinquantenne di oggi potrà avere la possibilità di  essere testimone di un simile evento.

Il convegno  è partito  dopo  le analisi  dei  rapporti  forniti dal  Kepler Space Telescope della NASA: l’osservazione del pianeta Kepler – 186F, è stato salutato come la “prima scoperta di un pianeta simile alla Terra in quella fascia orbitale intorno  ad una stella dove è possibile l’esistenza della vita”.

Per gli  scienziati è possibile che molti  altri pianeti, anche solo nella nostra galassia, abbiano le stesse caratteristiche di  Kepler – 186F.

Nel 2018 è previsto il lancio del  James Webb Space Telescope progettato per studiare la luce infrarossa e quindi rendere più facile l’individuazione di pianeti  extrasolari.

Bisogna solo  aspettare.

La Terra in alta definizione dallo spazio

ISS

ISS

 

Lo spettacolo  del nostro pianeta visto  dall’oblò di una navicella: è possibile anche rimanendo sulla sua superficie,  da casa nostra e attraverso  lo  schermo  di un computer.

La Nasa attivando il sistema High Definition Earth Viewing (HDEV), cioè un sistema composto  da quattro  telecamere HD sistemata a bordo  del modulo  Esa Columbus della stazione spaziale internazionale, invia in streaming i video  verso  la Terra, dando quindi la possibilità a chiunque di guardare immagini eccezionali  del nostro  pianeta.

Il modulo  orbita a 400 chilometri di  altezza ed ad una velocità di  27mila chilometri l’ora: il segnale non è visibile solo in determinati  periodi  di oscuramento.

L’iniziativa della Nasa è dovuta alla ricerca del miglior sistema ottico  per la trasmissione di  dati in streaming verso  la superficie terrestre.

In diretta da Ustream

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