Nel 1913 il cinema era ancora muto ed in alcune sale si proiettava quello che allora veniva considerato un best movie: “Le avventure straordinarissime di Saturnino Farandola”.
Il film, diretto ed interpretato da Marcel Fabre (pseudonimo di Marcelo Fernandez Perez), era tratto dal romanzo omonimo di Albert Robida pubblicato nel 1879.
La storia di Saturnino Farandola, sia nel romanzo che nella versione cinematografica, è quella di un neonato che si salva dal naufragio di un veliero comandato dallo stesso padre.
Egli arriverà fortunosamente in un’isola sperduta dell’Oceania dove verrà accudito da una colonia di scimmie.
La sua prigionia terminerà quando l’equipaggio di una nave lo ritroverà: qui, però, inizieranno le vere avventure straordinarissime di Saturnino Frarandola.
È inutile dire che alla fine di esse, l’eroe ritornerà all’isola tra le scimmie che lo avevano adottato.
Anche la vita di Albert Robida si può considerare, in un certo qual modo, straordinaria: dribblando le scelte paterne che lo volevano notaio, seguì le proprie inclinazioni diventando, al termine degli studi, un apprezzato illustratore. Nel 1880 fondò, insieme all’editore George Decaux, la rivista La Caricature .
Albert Robida non era solo un bravo illustratore ma anche scrittore che, attraverso il trittico Vingtieme Siècle, viene accumunato ad un altro illustre collega di vent’anni più anziano: Jules Verne (Robida era nato il 14 marzo 1848, Jules Verne l’8 febbraio 1828).
In cosa consisteva la similitudine nello scrivere dei due autori?
Nel fatto che entrambi nei propri romanzi descrivono il futuro di una società attraverso proiezioni considerate fantascientifiche considerando l’epoca in cui furono scritte.
Se si vuole trovare una differenza nello stile tra i due, si può dire che Robida, a differenza di Jules Verne, applica le sue “invenzioni” alla vita quotidiana e di come esse potessero incidere sullo sviluppo della società, arrivando anche a “profetizzare” l’emancipazione femminile e temi legati all’inquinamento.
Ritornando al film del 1913 una piccola curiosità: l’isola dell’Oceania utilizzata come set per il film, non era altro che quella di Bergeggi in provincia di Savona, mentre le comparse che interpretavano i rudi marinai erano veri pescatori savonesi.