“ E’ altamente improbabile che siamo soli nell’universo”.
Quante volte abbiamo sentito questa frase e quante volte l’abbiamo condivisa: anche solo parlando in termini statistici, la probabilità che esistano altre forme di vita su altri pianeti è molto alta.
Se la stessa frase è poi stata detta a Washington, durante una tavola rotonda della NASA (e quindi non in un club di ufologi), la risonanza che la stessa può avere è pari alla serietà di chi l’ha pronunciata e cioè scienziati e amministratori appartenenti all’agenzia americana spaziale.
È probabile, però, che la dichiarazione possa lasciare qualche dubbio per quanto riguarda i tempi di attesa affinché ci sia per lo meno una prova dell’esistenza di ET.
Ebbene, sempre secondo quando si è detto durante il convegno, per gli scienziati non bisogna aspettare molto: il limite di tempo da loro ipotizzato è di “soli” vent’anni.
Certo , rapportati alla durata della nostra vita media, vent’anni sono sempre tanti, ma non sono un’enormità: questo vuol dire che un cinquantenne di oggi potrà avere la possibilità di essere testimone di un simile evento.
Il convegno è partito dopo le analisi dei rapporti forniti dal Kepler Space Telescope della NASA: l’osservazione del pianeta Kepler – 186F, è stato salutato come la “prima scoperta di un pianeta simile alla Terra in quella fascia orbitale intorno ad una stella dove è possibile l’esistenza della vita”.
Per gli scienziati è possibile che molti altri pianeti, anche solo nella nostra galassia, abbiano le stesse caratteristiche di Kepler – 186F.
Nel 2018 è previsto il lancio del James Webb Space Telescope progettato per studiare la luce infrarossa e quindi rendere più facile l’individuazione di pianeti extrasolari.
Bisogna solo aspettare.