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305 milioni di anni fa: il quasi ragno

Immagine di tomografia computerizzata del Idmonarachne brasieri

Immagine di tomografia computerizzata del Idmonarachne brasieri

Gli aracnidi hanno incominciato  a colonizzare la superficie terrestre almeno 420 milioni  di anni  fa.

Nonostante questo,  trovare un fossile di  aracnide è molto  difficile: ed è per questo che riveste un interesse scientifico particolare la scoperta in un giacimento  di  carbone presso Monteceau les –Mines (dipartimento  della Saona e Loira, nella regione della Borgogna, Francia) vecchio  di 305 milioni di  anni.

Gli  scienziati  hanno trovato per il fossile il nome di Idmonarachne brasieri  (Idmone, nella mitologia greca, era il padre di Aracne). Si può quasi  considerare un “prototipo” del ragno  moderno, in quanto  differisce per la mancanza di  filiera e un addome non segmentato  come in quelli  contemporanei alla nostra era.

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Tarantole & C.

black  tarantula

Aphonopelma johnnycashi

 

Non possiamo sapere se a  Johnny Cash avrebbe fatto piacere che il suo nome fosse associato  alla scoperta di una nuova specie di  ragno.

D’altronde, la Aphonopelma johnnycashi (nella foto) presenta una livrea cupamente nera che ha fatto  pensare subito a “The man in black”:il soprannome attribuito  a Johnny Cash per la sua predilezione per gli  abiti di  quella tonalità (quasi  funerea).

Ritornando  al nostro  aracnide, è una nuova specie di  tarantola che si inserisce tra le 55 specie finora scoperte. Stranamente di  questi  ragni (molto popolari  come componente horror di molti  film) non si  conosce a fondo il loro comportamento in natura e la loro distribuzione.

Se soffrite di  aracnofobia, visitare la mostra “Spider – i più grandi  ragni del mondo” non è il vostro  caso (anche se qualcuno dice che potrebbe essere una terapia d’urto).

Per tutti  gli  altri l’appuntamento è presso il Museo  di  Storia Naturale di  Genova: nelle bacheche si potranno ammirare cinquanta specie vive di tarantole (tra cui  quella Golia e cioè il più grande ragno esistente), dieci  specie di  scorpioni  e tre di  scolopendre.

La mostra chiuderà i battenti  il 4 giugno prossimo (INFO).

A noi avrebbe fatto piacere    visitare la mostra, ma un “allarme meteo”  di troppo  ci  ha regalato un Museo  chiuso per chissà quale rischio di inondazione.

Comunque, Genova è pur sempre una bella città  da visitare (anche sotto due gocce di pioggia).

 

 

Per un ragno così ogni paura è giustificata

theraphosa4

 

Per aracnofobia s’intende una paura irrazionale verso i ragni: è sottinteso che per le persone colpite da questa fobia (tra le quali  anche lo  scrivente) è difficile comprendere che, in fin dei  conti, si  tratta solo di  “creature viventi” con qualche zampa in più e peli  sul corpo.

Si può anche essere presi in giro se a causare le palpitazioni sono i “ragnetti” di casa nostra, ma siamo  sicuri che alla vista delle dimensioni  del ragno  ritratto  nell’immagine,  anche il più coraggioso e spavaldo “Indiana Jones” avrebbe qualche timore (il personaggio in questione lo aveva per i  serpenti).

La foto è stata scattata dall’entomologo Piotr Naskecki che, per conto del Museo  di  zoologia comparativa della Harvard University, si  trovava nella foresta pluviale della Guyana.

Come in una scena di un film dell’orrore, lui ha incontrato il gigantesco  ragno di notte: aveva sentito  un qualcosa muoversi  tra il fogliame  e, pensando ad un roditore, si è trovato  di  fronte all’esemplare che ha poi  fotografato.

Anche se è molto  difficile fare simili incontri (per lo meno  non alle nostre latitudini), il ragno non è il risultato  di un test atomico: è comunemente conosciuto  come Goliath birdeater (Theraphosa blondi) le cui  dimensioni raggiungono  i trenta centimetri   per il corpo  (la femmina mentre il maschio  è più piccolo di  qualche centimetro) e i 170 grammi di peso.

Se stuzzicato ha un modo  tutto suo  per difendersi: strofina le zampe posteriori contro il suo  addome rilasciando peli urticanti  che al  contatto  di mucose e occhi risultano  essere molto  dolorosi e pruriginosi.

Anche le sue “zanne”, i cheliceri,  possono incutere timore e dolore: sono lunghe cinque centimetri e il morso è doloroso “quanto un chiodo piantato in una mano”: così dice Naskecki (esperienza personale?).

Nonostante tutto il Goliath birdeater non è velenoso e la sua dieta, anche se il nome fa pensare che sia a base di uccelli, è composta da rane ed altri insetti  con una predilezione per i lombrichi.

 

 

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