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Greenways: dalle strade ferrate a quelle ciclo pedonali

Tratto del percorso ciclo pedonale su ex sede ferroviaria tra Cogoleto e Varazze in Liguria

 

Settecentocinquanta chilometri  su ottomila: è questa la lunghezza totale che fino  ad ora ha consentito la conversione di  tratti  ferroviari  dismessi  in Italia in percorsi  ciclo – pedonali.

I restanti  chilometri (tanti) una volta riutilizzati  all’uso  di un turismo  consapevole, potrebbero essere un volano  per il tornaconto dei  luoghi interessati al progetto  greenways.

Naturalmente, considerando  gli  alti  costi da parte degli  Enti locali per l’acquisto del  tracciato  e del progetto  di  riconversione (si parla di  decine di  migliaia di  euro  per chilometro), è necessario  che dal  voto del prossimo 4 marzo, dopo il diluvio  di promesse da parte dei  contendenti  al  governo della nazione (molte di  esse solo ipotizzabili), si parli di  cose concrete come, appunto, l’aiuto per i progetti dell’economia legata al  turismo e alla protezione della natura.

Se si  è interessati  a conoscere quali  sono  le ferrovie dismesse in Italia, l’Associazione italiana Greenways ha predisposto un database molto  aggiornato ed aggiornabile dagli utenti  stessi. 

Sul sito sono in vendita anche pubblicazioni sull’argomento del  turismo  verde, in special modo quello  che concerne il progetto  Greenways.

 


 

Dal  Blog di  Caterina Sui Sentieri della Libertà

Come non far ritornare i vampiri fra noi.

 

Parlare di  vampiri è sempre un tema che richiama l’attenzione di molti e non solo  appassionati  di  film horror o  leggende legate alla figura di  Vlad Tepes III di  Valacchia, meglio  conosciuto come il Conte Dracula,  e personaggi  similari.

Così, scoprendo  casualmente delle tombe antiche con sepolture particolari, il mito, o leggenda che sia, si  alimenta di nuova luce.

IN Polonia, appunto, durante la costruzione di una nuova strada nei pressi  della città di Gliwice, sono  state scoperte tombe in cui  gli  scheletri contenuti avevano la particolarità del  teschio posto  fra le gambe dello scheletro.

Gli archeologi  riconducono questa forma di  sepoltura ad un’esecuzione rituale finalizzata al non ritorno  dei morti  fra i  vivi.  

In pratica, l’individuo  che si  è macchiato di  qualche inconfessabile crimine in vita, avendo la testa non più nel posto che gli compete, non troverebbe la strada per ritornare e tormentare le persone in vita.

Esistono altri modi per lasciare il vampiro nella sua tomba, come il classico  paletto piantato nel petto.

Oppure ricorrere all’aglio, ma in questo  caso  a scappare, oltreché il vampiro, è anche chi  condivide vita con noi.

SitoBici: un portale per l’escursionismo su due ruote ma anche a piedi

Pedalare per conoscere  è il nome di un progetto  nato  nel 1991  come idea nata dall’esperienza pluriennale di  Claudio  Zaccagnino, autore di libri  dedicata all’escursionismo in mountain – bike e quello più classico a piedi  con zaino  in spalla.

L’intenzione fu  quella di incentivare l’uso  della bicicletta, in special  modo il rampichino come allora veniva chiamata la mountain – bike, strumento indispensabile per una forma di  turismo  eco – sostenibile.

In questi  ventisette anni l’autore,  che ricordiamo  essere stato in passato   anche editore di libri  legati all’escursionismo in genere, ha avuto modo di  allargare il suo interesse disponendo in rete SitoBici estremamente ricco per quanto  riguarda sia informazioni  su percorsi  da effettuare in bicicletta o  a piedi con cartografia accurata e note per il GPS, ma anche notizie utili come, ad esempio, una scala di  valutazione riguardante le difficoltà dei percorsi in mountain – bike.

 

Monumentaltrees: gli alberi monumentali hanno un loro sito

 

Di lui  conosciamo  solo  il nome, Tim, vive a Gand in Belgio e quattordici  anni fa, quindi  nel 2003, ha avuto l’idea di un progetto nato  dalla sua passione per gli  alberi, specie quelli monumentali: un grande database di  questi monumenti  della natura, consultabile da tutti e con la possibilità di ognuno  di  arricchirlo.

Questo progetto dal 2010 è diventato una community  molto  attiva che ha la sua casa nel  sito monumentaltrees.com.

Qui, ad oggi,  sono  disponibili  più di  sessantamila foto degli  alberi, mentre 31.475 sono  gli  alberi  registrati con tanto  di  coordinate satellitari  per individuarli  anche attraverso Google Maps o Bing Maps

P.S.  L’albero nell’immagine con cui  abbiamo aperto  l’articolo non è certo un albero  monumentale, ma ci  è piaciuto  lo stesso (dal  vivo è possibile vederlo all’inizio  del percorso  pedonale  che collega il paese di  Cogoleto a quello  di  Arenzano, in provincia di  Genova).

Ludwig van Beethoven: musica e cuore

Ludwig van Beethoven

 

Sul genio  musicale di Ludwig van  Beethoven non si  discute, ma che  sia stato anche frutto dell’aiuto di un’anomalia cardiaca è il risultato  di una  ricerca scientifica pubblicata nel 2015 sulla rivista Perspectives in Biology and Medicine.

Lo studio fu firmato da un team di cui  facevano  parte musicologi  e cardiologi sotto l’egida dell’Università del  Michigan: in esso  sono  stati correlati i pattern ritmici  di alcune composizioni del musicista tedesco (Bonn 16 dicembre 1770 – Vienna 26 marzo 1827) scoprendo che le opere riflettono  i ritmi  irregolari  di un’aritmia cardiaca.

Sempre secondo  gli  studiosi la sordità di Beethoven,  che tra l’altro  sembrava soffrisse anche di  colon irritabile, avrebbe reso  ancora più sensibile il compositore al ritmo  del suo  cuore e, quindi, a tradurre il tutto in musica.

È solo una ricerca da prendere con dovuto  rispetto, ma sempre nel campo  delle ipotesi: in ogni caso godiamoci  l’arte nella musica di  Beethoven .

 

 

Scoperta una statua della Sfinge vecchia di 94 anni

La Sfinge del set I Dieci Comandamenti
Credit: Dunes Center

 

E’ una scoperta sensazionale: la testa di una statua rappresentante la Sfinge vecchia di  ben….94 anni.

Naturalmente non stiamo  parlando degli  antichi  egizi ma di un reperto che, se pur vecchio, con quella civiltà non ha nulla da condividere se non la trama della sceneggiature di un film.

E che film: I Dieci Comandamenti  diretto nel 1923 da Cecil B. DeMille.

Il reperto  in gesso, del peso  di 136 chilogrammi, è in ottime condizioni grazie alla sabbia del deserto  che lo  ha conservato per tutti  questi  anni (DeMille girò il suo  film tra le dune di Guadalupe – Nipomo poste a sud di  san Francisco).

Il realizzatore di  questa statua, insieme ad altre venti  per la scenografia del  film,  fu  il francese Paul Iribe.

DeMille  per la semplice ragione di  costi, preferì non smontare il set e lasciare che le sabbie delle dune lo ricoprissero.

Il progetto del  recupero della Sfinge e di  altri  reperti del  set,  è dovuto alla caparbietà di un altro  regista odierno e cioè di Peter Brosnan il quale, oltre ad aver prodotto  e diretto il documentario The Lost City of Cecil B. DeMille, progetta di aprire nel 2018 un museo  per esporre i manufatti  del  set de I Dieci  Comandamenti.

 

 

 

The Whistleblower

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Approvata recentemente la legge che protegge chi  denuncia fatti  di  corruzione, il whistleblowing  (letteralmente colui  che soffia nel  fischietto) ci  si  aspetta da essa uno strumento in più per combattere il malaffare che da anni  colpisce il nostro Paese.

Se per l’Italia questa figura può essere considerata una novità, almeno  dal punto  di  vista giuridico riferendosi  alla maggiore tutela nei  suoi  riguardi, non lo è per l’ordinamento  giuridico  statunitense che, attraverso il False Claims Act , lo prevede  dal 1863.

Anche il cinema si è interessato ad un caso  clamoroso  di whistleblowing : nel 2011 la regista canadese Larysa Kondracki  diresse il film intitolato  appunto  The Whistleblower con Rachel  Weisz come interprete principale.

The Whistleblower SCHEDA DEL  FILM

 

La sceneggiatura del  film è basata su  di una storia vera che vede protagonista la poliziotta americana Kathryn Bolkovac  (il personaggio interpretato  dall’attrice  Rachel  Weitz) la quale, per far fronte ad un divorzio, decide di  seguire un’agenzia affiliata all’ONU nella Bosnia – Erzegovina alla fine della guerra etnica che devastò quelle terre.

Da lì a poco   scoprirà che in una organizzazione criminale, dedita al traffico  di  essere umani  e alla prostituzione minorile, figurano molti membri  della forza di  pace dell’ONU protetti dal loro  status di immunità diplomatica.

La giovane ed integerrima poliziotta nella sua indagine smuoverà la coltre di omertà sul traffico di  schiave sessuali, ma sarà ostacolata in questo proprio dai vertici delle forze di pace dell’ONU.

Non avrà alcuna scelta che denunciare il crimine all’opinione pubblica attraverso i media, divenne cioè una whistleblower.

In seguito allo scandalo  che ne venne fuori,   i responsabili  vennero  allontanati, ma non furono mai  giudicati  da una corte e quindi  mai condannati.

Kathryn Bolkovac non poté  lavorare più  per nessuna agenzia affiliata all’ONU.

Il film, nonostante abbia avuto  molti premi, non è entrato mai  nel circuito delle sale cinematografiche italiane ma solo in quella dell’home video e in streaming  su  Netflix


 

 


 

 

 

 

Archeologia in Arabia Saudita

 

Harrat Khaybar Space.jpg

Immagine satellitare dell’Harrat Khaybar ripresa dalla Stazione Spaziale Internazionale durante la 16° missione

 

Sappiamo  che le famose Linee di  Nazca sono osservabili  nel loro  stupefacente insieme solo  all’alto, per tanto, considerando l’epoca in cui vennero  tracciate, tra il 300 a.C. ed il 500 d.C., si  ritiene un mistero di  come la popolazione di  allora possa averle realizzate.

Molte più antiche ed enigmatiche,  sono  altre strutture sorte migliaia di  anni  fa in Medio  Oriente: esse rappresentano  varie forme geometriche, per lo più raffiguranti circoli.

Le leggende della cultura beduina parlano degli  Antichi  uomini  come costruttori di esse, mentre sul  loro  utilizzo  gli  archeologi  ancora non si  sbilanciano ipotizzando il loro  uso  come recinti  cultuali o cimiteri.

In passato  gli  archeologi disponevano  per le loro ricerche solo  di  alcune immagini  aeree comprese in un periodo  tra la fine della Prima guerra mondiale  e la metà degli  anni ’50. Nel 1995 il presidente Bill Clinton  declassificò documenti  della CIA contenenti  immagini  satellitare del  Medio Oriente, tra le quali vi  erano anche quelle riguardanti i siti  d’interesse per gli  scienziati.

Oggi  è la tecnologia offerta da Google Earth che permette visualizzazioni  di immagini  molto più accurate.

Inoltre essendo Google Earth, insieme a Bing Maps, tecnologie usufruibili  da tutti, ecco  che anche appassionati  di  archeologia (sarebbe ingiusto  chiamarli  dilettanti  preferendo a questo  termine quello  di  amatori)  sono  scesi in campo  per dare una mano  ai ricercatori.

Così il dottor Abdullah al-Sa’eed ed i  suoi  colleghi  hanno dato  vita al  The Desert team con sede a Riyadh. Utilizzando  le immagini  ad alta definizione di  Google Earth, hanno  esplorato un enorme campo  di  lava posto nell’Arabia Saudita occidentale: l’Harrat Khaybar .

Questa esplorazione a distanza portò alla scoperta di innumerevoli  strutture fino  ad allora sconosciute.

La questione però è un’altra e, cioè, che le immagini  fornite da Google Earth  (e Bing Maps9  sono pur sempre bidimensionali e il loro ingrandimento, se pur alla massima risoluzione, non è sempre dettagliato per cui  la ripresa aerea rimane sempre un’opzione valida per la ricerca scientifica.

 

L’autocombusione del faraone Tutankhamon

Maschera funeraria del faraone Tutankhamon – Museo del Cairo

 

Nel 1985 la casa editrice Mondadori pubblicò nella collana Urania, dedicata ai  romanzi  di  fantascienza, Autocombustione umana dello  scrittore irlandese  Bob Shaw (vedi  anche l’articolo  su  24Cinque Autocombustione umana: dalla fantascienza alla (fanta)scienza). 

 

La trama del libro, intuibile dal titolo, rimanda al fenomeno per cui un corpo umano prende fuoco senza nessuna causa apparente: ovviamente, per quanto una certa cronaca  parla di fenomeni realmente accaduti, in mancanza di prove scientifiche certe possiamo tranquillamente affermare di trovarci nel campo del paranormale o, per meglio  dire, della pseudoscienza.

Anche per il faraone Tutankhamon si è parlato in passato di  autocombustione, anche se ciò era accaduto per un fenomeno  legato  alla reazioni  chimiche tra gli  elementi utilizzati per il processo  di imbalsamazione.

Nel 2013, Chris Hauton, direttore dell’Egypt Exploration Society,  insieme all’archeologo  forense Matteo Ponting e l’antropologo  Robert Connolly, hanno esaminato un lembo  di pelle preso  dal  corpo del  faraone, traendone la conclusione che, dopo il seppellimento e all’interno  del  sarcofago, vi sia stato l’autocombustione innescata da un errata procedura eseguita dagli imbalsamatori.

Ricordiamo che la scoperta della tomba di  Tutankhamon, avvenne nel 1922 nella Valle dei  Re  ad opera di Howard Carter e che  la tragica morte di  alcuni degli  scopritori non fece altro  che alimentare la leggenda di una superstizione legata alla profanazione della tomba (eppure Howard Carter, il responsabile del  ritrovamento, morì di  vecchiaia nel 1939).

Non è accaduto  nulla di  tutto  questo  ai  tre scienziati che hanno ipotizzato una parziale autocombustione della mummia, se non una secca smentita da parte di  R.C. Williams del National  Geography con l’asserzione che l’ipotesi non era valida in quanto  nessuno  dei  gioielli o suppellettili sepolti  con Tutankhamon presentavano  segni  di  combustione.

Scoperte misteriose strutture in pietra in Arabia Saudita

L’immagine satellitare mostra le misteriose strutture in pietra scoperte in Arabia Saudita
 – Credit Google Earth – 

 

In una regione centro occidentale dell’Arabia Saudita, l’Harrat Khaybar,  gli  archeologi  hanno  portato  alla luce quattrocento  strutture di  pietra risalenti a 7.000 anni  fa.

 

Le strutture in pietra , scoperte attraverso  le immagini  satellitari, sono  attigue ad un cono  di un vulcano  ormai  spento  che però, in passato, ha eruttato  lasciando strati  di  lava basaltica.

Il loro scopo è  ancora motivo  di  studio  da parte degli  archeologi della University of Western Australia, poiché ancora non si  comprende il motivo  per cui esse sono  state realizzate in una regione così inospitale.

Per questo motivo, essendo  gli  studi preliminari  condotti  solo  attraverso le analisi  delle immagini  satellitari, si pensa di realizzare quanto  prima un campo  archeologico formato  da un team di  scienziati  australiani  ed arabi.

 

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