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FINE CORSA

 E’  ARRIVATO IL MOMENTO  DI  SALUTARVI: DA OGGI 24CINQUE TERMINA  LE SUE PUBBLICAZIONI.

VI RINGRAZIAMO  PER AVERCI  SEGUITO  FINO AD OGGI INVITANDOVI NEL  CONTINUARE A FARLO ATTRAVERSO IL BLOG DI CATERINA

CATERINA ANDEMME E’ INOLTRE  PRESENTE SU INSTAGRAM, FACEBOOK E TWITTER .

 

ARRIVEDERCI.

 

 

 

 

Ricapitolando…l’ambiente: l’ISPRA informa

 

In quale stato si  ritrova l’ambiente in cui  viviamo?

Le dinamiche per definirne lo  stato  sono  molteplici  quanto  i dati  che le compongono, a fare   chiarezza ci prova l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), attraverso la sua pubblicazione Ricapitolando……..l’ambiente.

Il testo, attraverso  un linguaggio aperto  a chiunque abbia interesse all’argomento, affronta oltre alle tematiche propriamente ambientali quali  inquinamento atmosferico  e qualità delle acque, oltre che aspetti  della biodiversità anche quelle riguardanti il campo  medico (Indice pollinico  allergenico), le pericolosità naturali  e chimiche.

Non mancano  dati  messi  a confronto  con le altre realtà europee.

  MODULO  PER LA RICHIESTA DELLA BROCHURE – PdF

Snapchat per Planet Earth II

 

Nel 2006 la BBC One mise in onda la prima stagione di Planet Earth: una serie di  undici  documentari  naturalistici in alta definizione con la voce narrante di Sir David Attenborough.

A questa serie, che ebbe un grande successo di pubblico, si  aggiunse l’anno  scorso in novembre il seguito con Planet Earth II: questa volta la serie è stata trasmessa in Ultra HD (4k), mentre a commentare le spettacolari  immagini è sempre la voce di Sir David Attenborough.

Ricordando che è possibile guardare la prima serie di  Planet Earth su  Netflix, per la seconda serie vi è una novità che lega i  documentari  con  uno  dei  social network più in voga fra i  giovani e cioè Snapchat.

La Snap Inc., la società fondata da Evan Spiegel e Bobby Murphy a cui  si  deve, appunto, la creazione di  Snapchat, si  è accordata con l’emittente britannica per trasmettere l’intera  serie di  Planet Earth II  ( sei puntate) modificata per la visualizzazione sul display di uno  smartphone  e di  durata inferiore rispetto  all’originale.

Il debutto di questa particolare forma di promozione di un prodotto  televisivo, avverrà il 17 febbraio  prossimo per il pubblico  degli  Stati Uniti, Canada e Inghilterra.

Una curiosità riguardante il trailer è che la colonna sonora è stata musicata dal gruppo islandese dei  Sigur Ròs.


 

 


 

Il copia – incolla che non premia

 

Il 15 aprile del 2013 su 24Cinque GAIA veniva pubblicato l’articolo  dal  titolo Nuove scoperte archeologiche dal Lago  di  Tiberiade.

Il medesimo  articolo è stato  copiato in toto su  di un altro  sito senza che ne  venisse richiesta l’autorizzazione alla pubblicazione.

il nostro  articolo  pubblicato  altrove e senza autorizzazione

La scoperta del plagio è avvenuta per caso, e a nulla sono  valse le richieste, formulate in maniera civile,  della rimozione dell’articolo  – copia.

Siamo  consapevoli che non si  tratta di un danno da poter generare chissà quali  conseguenze (certo non partecipiamo  a nessun premio  giornalistico), ma il punto è un altro: la totale mancanza di  rispetto verso il lavoro  altrui.

Vogliamo  anche essere indulgenti, pensando che i gestori di  quel sito siano  a loro  volta vittime di un qualche collaboratore poco  onesto.

Eppure, la mancata risposta   alle nostre richieste, ha il sapore del  silenzio-assenso di  chi  si  sente preso con le mani  nel sacco.

Magari verremo  noi  stessi  accusati di  copiare articoli  da altre parti, ma ciò non corrisponderebbe al  vero perché noi non facciamo  altro  che divulgare notizie di pubblico  dominio non con un semplice copia-incolla ma integrandolo, dove possibile,  con altre notizie e documenti di  cui vengono  citate  le fonti.

Quanto  scritto è limitato esclusivamente  all’episodio che riguarda 24Cinque GAIA.

 

 

 

 

Terremoti Italia: il sisma sul nostro smartphone

terremoti italia

 

La Terra è sempre in movimento: microsismi  di cui non ne abbiamo  percezione; sussulti più forti  che incutono  paura; terremoti che generano  tragedie.

La scienza, allo  stato  attuale, è ancora lontana da dare indicazioni  precise sui  tempi e sul luogo  dove avverrà un evento  sismico. Le carte sismiche forniscono  indicazioni  per quanto  riguarda la vulnerabilità di un territorio in correlazione ai terremoti storici. Dovrebbero  servire, inoltre, a suggerire dove le abitazioni  dovrebbero  essere costruite con i più moderni  criteri  antisismici.

Se, per un  motivo o per l’altro, siamo interessati ad essere aggiornati  costantemente sugli  eventi  tellurici  del nostro Paese e quelli  di  altre nazioni, Terremoti  Italia è l’applicazione creata da Max Di  Cosimo (per Android e iOS) tra le migliori  del  settore.

I terremoti  vengono  visualizzati su  di una mappa insieme alle faglie attive e al loro grado di  sismicità.

Sono fornite le distanze dell’evento dalla propria località di  residenza, la durata ed il loro  grado  di pericolosità.

I  dati  forniti  dall’applicazione possono  essere condivisi sui  social  network.

L’applicazione è gratuita oppure a pagamento  per non visualizzare i banner.

 

Una “Stella Solitaria” molto fastidiosa

Esemplare di Lone Star

Esemplare di Lone Star

La Lone Star (Ambylomma Americanum)  è una particolare specie di  zecca comune nel sud degli  Stati Uniti e la loro  diffusione, e pericolosità per le malattie che possono trasmettere, è stato oggetto  di una recente ricerca sul loro  comportamento nutrizionale.

Jerome Goddard, entomologo della Mississippi State University si è offerto come volontario, insieme a sua moglie ed altre dieci  persone, come cavia per il “pranzo” delle zecche.

Naturalmente gli insetti utilizzati  sono  stati certificati  come esenti  da malattia, ma avere una ventina di  zecche sul braccio che si nutrono di  sangue non deve essere un’esperienza facile (al meno  per coloro  che sono deboli  di  stomaco).

La ricerca, comunque,  era finalizzata a conoscere gli  effetti  del morso  della zecca sul  corpo umano: alcuni  dei  volontari hanno riscontrato una reazione quasi immediata con prurito  e presenza di  vescicole sulla pelle, segno  dell’aggressività di  questo  tipo  di morso.

I medici, dietro all’analisi  di  questi  risultati, potranno  diagnosticare meglio la causa di morsi sulla pelle dei loro  pazienti (causa non sempre diagnosticata correttamente) e studiare la profilassi per le malattie trasmesse dalle Lone Star.

Tra i virus che le zecche possono  trasmettere ve ne uno in particolare che ha effetti pericolosi  per il cuore ed un’allergia per le carni  rosse (qualche buontempone aggiunge che la zecca “aiuta” a diventare vegetariani).

In Italia, per nostra fortuna, le “Stelle solitarie” non sono  presenti. Con questo non vuol  dire che, girovagando lungo i  sentieri  dei nostri  boschi, non possiamo  essere attaccati  dalle zecche. Ed è per questo motivo che bisogna seguire alcune accortezze sia per prevenire che per curare l’attacco  di una zecca.

Nel  box seguente un utile vademecum pubblicata dall’Azienda per l’Assistenza Sanitaria   n.3 Alto  Friuli

 

” The LegoMatrix”

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Non esiste nessun commento  dei  fratelli Wachowski riguardo alla versione animata di una delle scena clou  del loro  celeberrimo film  “The Matrix” (1999), quella riguardante l’adrenalinica scena di una lunga sparatoria.

Autore di  questa trasformazione in versione animata, utilizzando i  famosi mattoncini  delle Lego, è il video maker (autodidatta) Snooperking: il suo impegno  ha richiesto 160 ore di lavoro in tre mesi e post produzione utilizzando Photoshop.

Snooperking ha anche realizzato un “remake in Lego” di “Star Wars: Il risveglio  della Forza”.

Vi proponiamo  ambedue le versioni di  “The Matrix”.

 

Nelle foreste dell’Honduras una civiltà misteriosa si svela

La foresta in Honduras in cui  si  nascondono le tracce di n'antica civiltà sconosciuta

La foresta in Honduras in cui si nascondono le tracce di un’antica civiltà sconosciuta

Ecco una notizia scientifica che riporta alla mente le avventure dell’archeologo più famoso del cinema: Indiana Jones.

Tutto  ebbe inizio  tre anni  fa quando, durante una ricognizione aerea sulla foresta di La Mosquitia (Honduras), venne rilevata la presenza delle rovine di una città risalente all’età pre- colombiana.

Si parlò subito della scoperta della famosa “Città Bianca”, meglio conosciuta come la “Città del  Dio Scimmia”. Per  il team di  archeologi, oggi   impegnati  nell’esplorazione diretta del  sito , la scoperta potrebbe avere un interesse maggiore in quanto, oltre alla perduta “Città Bianca”, si è sulle trace di una civiltà mai identificata fino ad ora.

La spedizione, avvallata dal governo honduregno, è pienamente convinta che la “Città Bianca” non è l’unica  di quel luogo: altre città simili,  ancora da scoprire, apparterebbero ad un’unica cultura che prosperò un millennio  di  anni  fa per poi  scomparire per cause ancora tutte da decifrare.

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Una preghiera per la Dea Madre nel “Disco di Festo”?

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Il 3 luglio  del 1908 una spedizione archeologica italiana che si trovava nella città di  Festo (isola di  Creta) scoprì in un palazzo minoico un disco  di  terracotta di 16 centimetri  di  diametro  e 16 millimetri di  spessore: il “Disco  di Festo”.

L’autenticità del reperto (databile intorno  al 1700 a.C.), sia pur messa in dubbio  da alcuni  studiosi, si  basa sulla documentazione degli  scavi  fornita da i due archeologi italiani a capo della spedizione del 1908 (Luigi Pernier e Federico Halbherr),  e dalla comparazione con un altro  reperto, l’ Ascia di Arkalochori, che presenta dei  glifi  simili  a quelli impressi sul “Disco  di  Festo”.

In effetti sono  proprio  questi 241  “glifi”, incisi  sui  due lati  del disco  (visibili in alto  nella foto),  a far porre delle domande agli  studiosi  sul loro  significato: è un sillabario? Un alfabeto, oppure una logografia?.

La risposta a questo  quesito potrebbe essere quella del professore di linguistica Gareth Owens (in collaborazione con John Coleman, professore di  fonetica ad Oxford) che, dopo  sei  anni di  studio, ne ha “decifrato” la lettura, comparandola con la “lineare B” e “lineare A” micenea, con un percorso  che va dal bordo  esterno della spirale verso l’interno.

Il professor Owens ha identificato in questo modo  tre parole chiave:

  • IQEKURJA (“donna incinta”/”dea”)
  • IQE (“madre”/”dea”)
  • IQEPAJE oppure IQE – Phae (“splendente madre”/”dea”).

A questo punto  è facile pensare che la scrittura rappresentata sul  disco  sia una preghiera rivolta ad una dea minoica: la Dea Madre.

Un impatto dalla tempistica inopportuna

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È ormai appurato dalla scienza che l’estinzione dei dinosauri  avvenuta all’incirca 65 milioni  di anni  fa, durante il limite di  transizione tra il  periodo  del  Cretaceo a quello del  Terziario, fu  dovuto all’impatto  di un asteroide (o  di una cometa) con la Terra.

Un’altra tesi  vede, invece, in una serie di  violentissime eruzioni  vulcaniche le quali, producendo  enormi  quantità di polveri  e gas, avrebbero oscurato il sole e prodotto  piogge acide innescando il meccanismo  che avrebbe portato  all’estinzione dei  grandi  rettili.

Vittime di quest’estinzione di massa non furono  solo  i  dinosauri: anche il plancton marino, i molluschi e le ammoniti  ne furono  colpite. Altre specie animali e piante riuscirono a salvarsi e prosperare nel  corso  dei millenni fino  ad arrivare nelle forme che oggi  conosciamo.

I termini della questione sull’estinzione, che sia stata dovuta ad un impatto cosmico  o ad eruzioni vulcaniche, si  sposta sulla “tempistica” dell’evento.

La catastrofe è avvenuta quando  i  dinosauri  erano  già stati  penalizzati da una crisi presente  nella loro  catena alimentare: precedentemente all’evento  catastrofico vi  sarebbe stata una diminuzione di  dinosauri  erbivori e, meno  prede per quelli  carnivori.

Se l’impatto  con l’asteroide (prendendo per buona questa ipotesi  come causa dell’estinzione) fosse avvenuta qualche milione di  anni  dopo, è provabile che i dinosauri, recuperando l’optimum della catena alimentare, avrebbero avuto  forse qualche chance in più per la sopravvivenza della specie.

La tesi  è stata portata avanti  dal paleontologo Stephen Brusatte e alcuni  suoi  colleghi (Università di  Edimburgo – UK): analizzando i dati dei  fossili provenienti  dall’America del nord, il team  di  studiosi  è  arrivato  alla conclusione che nel periodo antecedente all’impatto, e cioè 8 – 10 milioni  di anni prima,  si è avuta una diminuzione  delle specie erbivore causato da un cambiamento  climatico stravolgendo l’ecosistema allora presente.

 

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