Amalia Guglielminetti

Amalia Guglielminetti

Amalia Guglielminetti, il levriero liberty della letteratura italiana, con La rivincita del maschio guadagnò, nell’ordine, un’accusa per oltraggio al pudore, un’assoluzione piena e un’ambigua attenzione. Oggi, a distanza di oltre ottantacinque anni, il romanzo dello scandalo torna il libreria grazie a una nuova edizione edita da Sagep e curata da Alessandro Ferraro, che firma anche il saggio introduttivo e correda il tutto con un ironico e intelligente articolo di Giorgio Caproni del 1959. Il tutto con alcune foto, anche inedite.

Nata a Torino nel 1881, Amalia Guglielminetti esordì, appena ventenne, come poetessa, presto imponendosi con titoli come Le vergini folli (1907) e Le seduzioni (1909). L’unica poetessa che avesse l’Italia, così la definì Gabriele d’Annunzio, fu poi un’originale commediografa e una narratrice di successo. Collaborò con tutti i più importanti periodici dell’epoca e ne fondò e diresse con eccentricità uno proprio che chiamò, ça va sans dire, “Le seduzioni”.

Fu celebre anche per fattori extra-letterari, quali tre processi, due legami profondi e particolari (con Guido Gozzano e Dino Segre, in arte Pitigrilli), e una bellezza modernissima. Morì nella sua città natale per le conseguenze di una caduta sulle scale di un albergo di lusso, durante la fuga in un rifugio antiaereo, nel 1941.

La prima parte de La rivincita del maschio apparve a puntate sul quindicinale illustrato milanese “Il Secolo Illustrato” (fra il 1920 e il 1921), poi nel 1923 l’editore torinese Lattes pubblicò la versione definitiva, che fu tradotta in spagnolo e croato nel 1925, e riproposta ai lettori italiani nel 1928.

Oggi il romanzo  viene riproposto dalla casa editrice SAGEP di  Genova.

 

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