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Al proverbiale detto che vuole l’elefante avere un’ottima memoria, si potrebbe aggiungere che, oltre a questa caratteristica, l’animale gode di una buona salute che lo preserva dai  rischi  del  cancro.

Si è giunti  a questa considerazione dopo  uno  studio effettuato  dalla Huntsman Cancer Institute (University of Utah) in collaborazione con  l’ospedale pediatrico e l’Hogle Zoo di Salt Lake City, e con il Ringling Bros. Center for Elephant Conservation.

La ricerca, pubblicata sul Journal of American Medical  Association, si  basa sul fatto  che meno  del 5% degli  elefanti muoiono  per il cancro (per gli  esseri umani questo tasso  varia dal 11 al 25%).  Inoltre, considerando le proporzioni  fra elefante ed essere umano dove il primo  ha all’incirca 100 volte più cellule del  secondo, le mutazioni  genetiche delle cellule, causa di  cancro,   nell’elefante  sono  minori.

Questo perché nel corredo  genetico dell’elefante vi  sono 40 copie di  un gene che codificano il  soppressore dei  tumori P53: negli  esseri umani le copie di questi  geni  sono  solo  due.

La notizia ha immediatamente sollecitato l’idea di una possibile cura contro  le forme tumorali umane: un team di scienziati della Technion – Israel Institute of Technology di  Haifa, si  è posto l’obiettivo di  creare un nuovo  approccio  terapeutico  per il cancro  basandosi sulla ricerca dei  colleghi statunitensi.

Lo studio è ai suoi  primi  passi e ci  vorrà tempo  affinché trovi un’applicazione clinica: nel  frattempo possiamo  ringraziare gli elefanti per averci indicato una strada verso future e possibili  guarigioni.