DateMarzo 8, 2018

Aiutiamo con una mail la nascita del Parco naturale Alta val Borbera

Immagine tratta dal sito del Comune di Carrega Ligure

Mentre in Liguria si  discute sulla chiusura o meno del Parco  naturale regionale  Montemarcello  Magra considerato improduttivo, come se un parco  regionale fosse istituito per fare cassa e non per la protezione della natura, c’è un piccolo  borgo  nell’alessandrino che chiede che ne venga istituito uno nel  suo  territorio.

Carrega Ligure, la cui popolazione non raggiunge i  cento  abitanti,   come si è detto si  trova in Piemonte (quel Ligure nel  nome non deve ingannarci) in provincia di  Alessandria sull’Appennino  Ligure nell’Alta Valle Borbera immerso in un ambiente montano  ricco dal punto  di  vista naturalistico  ed attiguo al Parco regionale dell’Antola.

Il territorio, quindi, è quella di un’area tipicamente appenninica sia dal puto di  vista geologico che naturalistico  con la presenza di  estese faggete, praterie di  quota e abbondanti  fioritura. Mentre, per quanto  riguarda la fauna, vi  è la presenza di  specie endemiche di anfibi  quali la rana appenninica (Rana italica) e la salamandrina di  Savi (Salamandrina perspicillata) .

Per combattere l’abbandono  di  un territorio che a tutte le ragioni  per essere considerato un tassello importante dell’Appennino  Ligure su iniziativa del  giovane sindaco  del paese, Marco  Guerrini – iniziativa che ha incontrato il consenso unanime degli  abitanti  di  Carrega Ligure –  è stato lanciato il progetto  per la costituzione di un nuovo Parco  naturale, cioè quello che dovrebbe diventare entro  la fine dell’anno il Parco  naturale Alta Val  Borbera.

A sostegno del progetto, oltre ovviamente i  diretti interessati, sono state le ottocento  firme raccolte con una petizione via mail: sono tante, ma bisogna raccoglierne sempre di più affinché il progetto non venga abbandonato  o rimandato a tempo  da destinarsi.

Perché la costituzione di un nuovo parco  naturale è un arricchimento non solo per chi  abita quel  territorio, ma per tutti noi che amiamo  il profumo  della natura.

Se  interessati  al progetto  Parco  naturale Alta Val Borbera si può mandare una mail al  seguente indirizzo:

[email protected]

 

 

Hsi Yuan Chi Lu: la scienza forense di un antico testo cinese

Descrizione dell’apparato scheletrico con i relativi nomi delle ossa.
Dal testo originale Hsi Yuan Chi Lu di Sung Tzu

 

Dimenticatevi  CSI  o  i suoi parenti  più stretti  sparsi  nelle diverse serie televisive,  dove investigatori dall’occhio perspicace aiutati  dalla tecnologia risalgono  al  colpevole da un’esile traccia: tutto è più facile se dietro vi  è una regia ed una sceneggiatura.

Nella realtà le indagini  condotte attraverso  i  metodi  della scienza forense sono molto più complesse di  quelle cinematografiche, non per questo prive di un loro  fascino e sono il risultato di  studi e aggiornamenti  tecnologici succedutosi nel  corso  di  decenni.

Ma quando è nata la scienza forense?

Da un punto di  vista prettamente giuridico si può dire che già nell’antica Roma sia l’imputato  che il pubblico  ministero dovevano  presentare le prove per un punto  di vista di  entrambe le parti ai  fini  dell’assoluzione o  della condanna.

E’ ovvio  che, in questo  caso, non era possibile stabilire la veridicità delle prove su  basi  scientifiche, bisogna aspettare fino  al 1247 quando, in Cina, viene stampato  quello che è il più antico testo  di medicina forense: Hsi Yuan Chi Lu  (Sul lavare via i torti e le accuse ingiuste).

L’autore non è un medico, ma bensì un giudice, Sung Tzu  (da non confondere con il generale e filosofo  Sun Tzu autore de L’Arte della guerra vissuto in Cina tra il VI ed il V secolo  a.C.) la sua opera, ristampata fino  a quasi  l’inizio  degli  anni ’50 del  secolo  scorso, redige una vera e propria guida per aiutare  i  funzionari chiamati  ad indagare sui  delitti.

In essa, ad esempio,  si può leggere come Sung Tzu disquisisce sul esame delle ossa umane:

Le ossa degli uomini  sono  biancastre, quelle delle donne più scure. Q

uando  le donne partoriscono, le loro ossa producono  sangue come un flusso  d’acqua. Di  conseguenza, le ossa saranno  scure.

Se qualcuno ingoia veleno, le ossa saranno  anche scure.

Questo  deve essere esaminato con molta attenzione prima di  decidere sulla loro natura.

 

Teschi: in un uomo  vi  sono un totale di otto  piastre, contando  dalla nuca del  collo, le orecchie, insieme alle piastre della parte posteriore del  cranio, C’è una sutura orizzontale attraverso  la parte posteriore del cranio ed una verticale che scende verso l’attaccatura dei  capelli nella parte posteriore. Nelle donne, ci  sono solo sei piastre. C’è un sutura orizzontale attraverso la parte posteriore del  cranio, ma nessuna sutura verticale.

In un certo  senso più macabro, ma importante nell’analisi del  ritrovamento  di un corpo, è la descrizione di  esso in rapporto  al  tempo:

Durante i  tre mesi  della primavera, quando un corpo è stato  ritrovato  dopo  due o  tre giorni, la carne della bocca, del  naso, della pancia, le costole e il petto  sono leggermente livide. Dopo  dieci  giorni un liquido  emana dalle orecchie e dal naso.

 

 

Durante i  tre mesi  estivi, la carne cambia colore, cominciando con il viso, petto  e pancia. Quando  sono  trascorsi  tre giorni dalla morte, un liquido  apparirà dal naso e dalla bocca e vi  sarà anche la presenza di  vermi. Tutto il corpo  si  gonfia, le labbra si  tireranno  all’indietro, la pelle marcirà e si  staccherà dalla carne e su tutto il corpo  appariranno  delle bolle…

 

 

A questo punto tralasciamo  volentieri la descrizione riguardante il ritrovamento  di un corpo  in autunno  ed inverno.

 

 

 

 

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